La destra cerca di trasformare il Consiglio in un bivacco di manipoli

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
29 luglio 2004 18:06
La destra cerca di trasformare il Consiglio in un bivacco di manipoli

di Claudia Livi, Antongiulio Barbaro, Alberto Formigli, consiglieri comunali DS a Firenze

Testo integrale della sintesi pubblicata ieri su L'Unità-Firenze

Se "il buon giorno si vede dal mattino", a giudicare dalla prima vera seduta del Consiglio Comunale, questo nuovo mandato amministrativo a Firenze non può non destare preoccupazione.
Cavalcando la tigre della protesta contro le multe inflitte dal sistema telepass di accesso alla ZTL, si è stati costretti ad assistere ad una delle sedute più confuse degli ultimi cinque anni, complicata dalla gazzarra inscenata da un piccolo gruppo di cittadini convenuti appositamente nel Salone de' Dugento.

Non è la prima volta, ma certo a noi pare in questo caso si siano raggiunti toni ed effetti più pesanti.
Prima osservazione: come hanno ben dimostrato i dati snocciolati dal Vicesindaco Matulli, il fenomeno dei plurimultati da telepass è circoscritto. Nei primi sei mesi di funzionamento del sistema, su 9 milioni di passaggi sotto le porte, sono state notificate 160 mila contravvenzioni (solo l'1,8%); i soggetti con più di 50 multe sono una quarantina, non si sa se per genuina ignoranza o per scientifica violazione dei divieti (la ZTL peraltro esiste da 20 anni: non è quindi una novità).

Si tratta perciò di un fenomeno marginale, gestibile con le procedure ordinarie del Codice della Strada (ricorso al Prefetto o al Giudice di Pace).
Invece alcuni giovani ed ambiziosi consiglieri della destra fiorentina, non paghi della propria modesta campagna elettorale, da settimane si sono ingegnati ad aizzare gruppi di cittadini plurimultati, favoleggiando di improbabili e soprattutto illegittime "sanatorie". Peraltro fuori dai poteri del Sindaco.
A questi giovani colleghi, ma anche ai loro sponsor meno giovani e finanche a certo populismo "di sinistra", vien voglia di ricordare le lucide parole di un grande dirigente: "i partiti politici non possono ridursi ad adagiarsi sulle posizioni della parte più torbida e tarda del loro elettorato.

Questo significherebbe un'abdicazione alla funzione che dovrebbe essere propria di tutti i partiti democratici, cioè quella di guidare, promuovere, formare una coscienza politica più avanzata" (Enrico Berlinguer, Camera dei Deputati, 20 febbraio 1976). Sempre che siano genuinamente democratici.
E qui viene la seconda osservazione: si è avuta la netta sensazione che, facendo leva sul gruppo di facinorosi presenti nell'aula consiliare, si sia fomentata una confusione sopra le righe tale da mettere in difficoltà la Presidenza del Consiglio comunale per l'intera durata della seduta.

Una Presidenza eletta da appena una settimana, quindi (nonostante la lunga carriera politica di Eros Cruccolini) ancora non del tutto esperta, certamente in pieno rodaggio. Ne è risultato il caos: consiglieri cui è stato, di fatto, impedito di parlare; urla e schiamazzi; Polizia Municipale in imbarazzo; un dibattito del tutto frammentato, da cui probabilmente nemmeno quelli genuinamente convenuti per avere lumi sul tema sollevato (le multe da telepass) hanno tratto i chiarimenti attesi. E ciò nonostante l'impegno dispiegato nel corso della seduta da parte del nostro capogruppo, Ugo Caffaz.
Ci attendono cinque anni di duro lavoro amministrativo nell'interesse superiore della città; i prossimi mesi, tuttavia, prepareranno la campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale e magari del Parlamento, se la situazione politica nazionale dovesse precipitare.

In vista di tali scadenze, laddove l'intenzione della destra fiorentina, in crisi di credibilità e di consensi, fosse quella di trasformare il Salone de' Dugento in "un bivacco di manipoli" (per dirla con un noto "statista" italiano degli anni '20), sappia che troveranno nella maggioranza di Palazzo Vecchio, e nel Gruppo DS in particolare, un argine alle loro scorrerie.
Speriamo di sbagliarci: oggi, tuttavia, non appare infondato chiamare alla massima vigilanza democratica tutti i cittadini che hanno a cuore le istituzioni rappresentative, ed in particolare il Consiglio comunale.

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