Mostra Botticelli e Filippino: cambio della guardia
Un'altra mostra su Filippino Lippi, da sabato 8 maggio, alle ore 17.00

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
06 maggio 2004 15:01
Mostra Botticelli e  Filippino: cambio della guardia<BR>Un'altra mostra su Filippino Lippi, da sabato 8 maggio, alle ore 17.00

Cambio della guardia alla mostra Botticelli e Filippino in corso a Palazzo Strozzi. Torna a Torino per fine prestito un dipinto di Filippino (I tre arcangeli, della Galleria Sabauda) sostituito da un’Annunciazione di Raffaellino del Garbo in arrivo dalla chiesa di San Francesco a Fiesole. Smontaggio dell’uno e montaggio dell’altro saranno fatti sabato mattina prima dell’apertura al pubblico.Di Raffaello Carli, detto Raffaellino del Garbo (Firenze, 1466 – 1524), Vasari racconta che fu allievo di Filippino Lippi.

In effetti operò accanto al maestro nella chiesa di Santa Maria Sopra Minerva a Roma, affrescando una piccola cappella a lato di quella del cardinale Carafa alla quale lavorò Filippino. Raffaellino rivela influssi botticelliani, probabilmente mediati attraverso Filippino, ma in seguito assume elementi stilistici dall’arte umbra (da Perugino e in particolare da Pinturicchio) e, dopo il 1500, anche da Leonardo. Più tardi prende i modi più arcaici di Domenico Ghirlandaio.Le sue maggiori opere su tavola si trovano nella chiesa di S.

Spirito a Firenze, in Santa Maria degli Angeli a Siena e nell’abbazia di Vallombrosa. Un suo affresco con la Moltiplicazione dei pani e dei pesci si trova in S. Maria Maddalena dei Pazzi a Firenze. Fine ed abile disegnatore, Raffaellino fu il maestro del Bronzino e, forse, di Andrea del Sarto.
Nell’Annunciazione la Vergine e l’angelo sono raffigurati ai lati di un’architettura che si apre su un paesaggio. Al centro del quale emerge un Dio padre fisicamente prestante, mentre nei tondi il profeta Geremia e Isaia mostrano una fisionomia chiaramente filippinesca, con cartigli che alludono alla profezia dell’Incarnazione.
Nel 1984 il dipinto è stato restaurato con altre opere della chiesa di San Francesco

Prato, città natale di Filippino Lippi (Prato 1457 – Firenze 1504), dedica al pittore una mostra nel quinto centenario della sua morte.

L’esposizione in Firenze a Palazzo Strozzi, che vede il confronto fra Botticelli e Filippino, ha aperto queste celebrazioni mostrando al grande pubblico la genialità dei due pittori e soprattutto, come scrive Antonio Paolucci, “…che Filippino è grande come il suo maestro e compagno di strada” oltre all’assoluta eccellenza dell’epoca storica in cui i due artisti hanno vissuto.
La mostra di Prato, promossa dal Comune di Prato e dalla Provincia di Prato, Diocesi di Prato, Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio, per il Patrimonio Storico, Artistico e Demoetnoantropologico di Firenze, Pistoia e Prato, Soprintendenza speciale per il Polo Museale Fiorentino, Opificio delle Pietre Dure di Firenze, con la collaborazione dell’Apt di Prato e il patrocinio della Regione Toscana, ideata e curata da Maria Pia Mannini, con saggi in catalogo di Jonathan Nelson, si collega a quella di Palazzo Strozzi, ne sviluppa i contenuti, ne amplifica il messaggio.

L’esposizione si svincola dalla ritualità del centenario per proporre una articolata rilettura critica delle opere di Filippino Lippi tuttora a Prato, dagli esordi presso la bottega paterna per giungere a una rivisitazione storico-artistica del suo lascito nel territorio e concludersi con un’antologica rassegna della fortuna critica del pittore nei secoli. Dunque, non solo la mostra nelle Antiche Stanze di santa Caterina, ma un itinerario che si snoda per tutta la città di Prato: dal Museo di Pittura Murale, dove è stato recentemente rimontato il Tabernacolo di Mercatale, alla cattedrale di Santo Stefano, dove è possibile vedere direttamente dai ponteggi gli affreschi del padre fra’ Filippo suo primo maestro, al Museo dell’Opera del Duomo e, ancora, alla Chiesa dello Spirito Santo, nonché al Conservatorio di San Niccolò, ove restano le testimonianze ad affresco e su tavola dei seguaci.

Dalla città l’itinerario, documentato nei saggi del catalogo, si estende al territorio, alla villa medicea di Poggio a Caiano, dove Filippino Lippi ha affrescato la Morte di Laocoonte, alle pievi del contado dove si possono cogliere nei pittori locali gli echi del suo linguaggio. Ci sono delle fortunate coincidenze nella genesi della mostra di Prato, in primo luogo la scoperta in Palazzo Pretorio di un importante affresco commemorativo eseguito dalla bottega di Filippo Lippi per il podestà Antonio di Lorenzo Spinelli, databile al 1457 (anno della nascita di Filippino Lippi), che viene così recuperato dopo un lungo oblio, documento di un momento artistico irripetibile per la città quando, in poco più di un decennio, si verificò uno straordinario flusso di creatività e di scambi culturali con la vicina Firenze.

La mostra permette di conoscere a fondo la vita e la poetica dell’artista: Filippino è un personaggio complesso, oscillante tra la “maniera” antica e quella moderna, segnato da un’inquieta sensibilità; la sua pittura esprime già le tensioni mistico - religiose dell’ultimo quarto di secolo, dominato dalla figura del Savonarola. Al contrario di suo padre, che visse di eccessi, la vita di Filippino fu all’insegna del motto, di origine stoica, “substine et abstine” che si trova scritto anche in due sue opere.

La sua arte è carica di risvolti esoterici legati alla cultura archeologica del tempo ed esercita sui contemporanei un’influenza determinante soprattutto nel ricorrente uso delle grottesche.
Accanto alle opere di Filippino Lippi, il Tabernacolo di Mercatale (1498) e la Pala dell’Udienza (1503), verranno esposte in mostra opere, provenienti da collezioni pubbliche e private, dei pittori attivi nella cerchia del Lippi, come il Maestro della Natività Johnson, il Maestro di Serumido, il Maestro di Memphis, insieme ad esponenti della pittura locale quali Tommaso di Piero detto il Trombetto, il Maestro di Canneto, Gerolamo Ristori, Michele Guizzelmi ed altri maestri stilisticamente e cronologicamente affini a Filippino.

Sarà esposta inoltre la predella con le Storie dell’Infanzia di Cristo realizzata dal Lippi insieme a fra’ Diamante, durante il suo alunnato a Prato. Un’occasione unica per conoscere meglio questo grande artista e l’eredità preziosa del suo genio nella città di Prato.

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