Ieri sera inaugurata l'XI edizione di Fabbrica Europa
"A" di Carlotta Sagna, in prima nazionale alla Stazione Leopolda, il 4 maggio alle ore 19.00

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
02 maggio 2004 17:39
Ieri sera inaugurata l'XI edizione di Fabbrica Europa<BR>

Ieri sera si è tenuta gratuitamente la festa d’inaugurazione di Fabbrica Europa presso la Stazione Leopolda, uno degli eventi di maggior interesse culturale che si tengono a Firenze dal 1 al 22 maggio. Lo spazio che contiene la manifestazione è particolarmente suggestivo: una ex stazione ferroviaria dismessa con tutto il carico di vissuti che porta con sé, viene riutilizzata per una manifestazione di altissima valenza culturale in cui si mescolano musica, teatro, danza e istallazioni. Fabbrica Europa è giustamente considerata un laboratorio, un forum permanente per le arti contemporanee, ed in effetti ieri sera la sensazione era proprio quella di un Forum inteso essenzialmente come luogo di incontro, di scambio, vero e proprio fulcro attivo della città. Alle 22.00 circa si è esibito Ivo Papasov , un clarinettista bulgaro, tra i più famosi musicisti della wedding music, accompagnato dalla sua band capace di evocare atmosfere surreali caratterizzate da basi ritmiche pronunciate e una sezione di fiati di notevole spessore, vero “eroe” della musica balcanica. Successivamente il palco è stato “invaso” da ben cinquanta strumentisti della Banda Improvvisa, capitanata da Orio Odori, con la direzione artistica di Giampiero Bigazzi, che hanno proposto un repertorio che spazia dalla musica etnica al jazz fino ad arrivare alle classiche sonorità popolari. La grandissima affluenza alla manifestazione è il chiaro segno di una grossa “fame” di eventi culturali di elevata qualità di cui la città sente veramente bisogno, e anche quest’anno Fabbrica Europa sembra proprio non deludere le aspettative.
«A» firmato da Carlotta Sagna esplora, nel gioco tra teatro e danza, la dimensione del contemporaneo.

Lisa Gunstone, insieme a Antoine Effroy, è la protagonista dello spettacolo realizzato dalla coreografa di origine italiana, definita dal New York Times «la più arguta e spiritosa coreografa emersa dalla scena belga-fiamminga». La Sagna in realtà è una piemontese che vive a Bruxelles dove recita, danza e coreografa per la Needcompany di Jan Lauwers.
In Carlotta Sagna le due discipline convivono senza distinzione: dopo un passato da ballerina, Sukti a Torino, poi Micha Van Hoecke, Maurice Bejart, Anne Teresa De Keersmaeker, da 10 anni abbina alla danza il lavoro di attrice.
Si chiama semplicemente A, come una dedica, questo primo lavoro “in proprio” di Carlotta Sagna, attrice, danzatrice e coreografa piemontese ma residente a Bruxelles.
I riflettori diffondono sul palco una luce generale come fosse una prova.

Lui, Antoine Effroy, si muove lentamente, con le movenze di un carcerato appena uscito dalla cella. Lei, Lisa Gunstone, lo osserva come se fosse in un altro spazio-tempo. Poi si passa alla messa in scena di quei meccanismi interiori che fanno del performer una sorta di catalizzatore delle emozioni. I due attori/ballerini mettono in scena le fragilità, i sogni e le nevrosi dei performer, mentre Carlotta Sagna si divide tra la cabina di regia e brevi incursioni sul palco. Niente a che vedere con il teatro nel teatro, piuttosto il tentativo di esibire senza censure le problematiche dell’attore, assunto a metafora dell’uomo contemporaneo.

Il tutto attraverso una narrazione per gesti e parole all’insegna dell’ironia e della sincerità più brutale. A è uno spettacolo capace di ridefinire la distanza/vicinanza emotiva tra pubblico e attore e di introdurre una forma di teatro-danza dove finalmente gesto e parola coesistono come piani performativi paralleli, specchio fedele dell’espressività umana. La volontà è quella di conservare la stessa intensità espressiva quando recitano e quando danzano. La forza dello spettacolo sta nella dimensione intima, quasi una conversazione privata.

I testi sono divertenti e intelligenti, il collage musicale è intenso, la sequenza di invenzioni sceniche, poetiche ed evocative è efficace. Un piccolo-grande spettacolo che ogni spettatore può recepire come una dedica individuale.

[U. T.]

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