A Firenze talee del monumentale olivo di Semproniano, oggetto di un incendio doloso nel 1998

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
06 febbraio 2004 13:05
A Firenze talee del monumentale olivo di Semproniano, oggetto di un incendio doloso nel 1998

Alla presenza del poeta Mario Luzi, che ha le radici a Semproniano, essendo il paese natale dei suoi genitori; del poeta e presidente della Fondazione Il Fiore Alberto Caramella, del Sindaco di Semproniano Gianni Bellini, del Vicepresidente della Provincia Giancarlo Bastianini, del Presidente della Comunità Montana Amiata Grossetano Giovanni Alessandri, del responsabile del Consorzio Forestale Monte Amiata Paolo Franchi, del responsabile di questa operazione per la Provincia Umberto Falassi, di alcuni studenti di Semproniano e di quanti vogliano celebrare questo evento ben augurale, venerdì 13 febbraio alle ore 11, verrà messo a dimora ‘il figlio’ dell’olivone.

Una piccola parte della pianta secolare che, doverosamente curata, dopo l’incendio, adesso può dare i suoi ‘frutti’. Sulla bellissima terrazza della Fondazione Il Fiore di via San Vito 7, sulle colline di Bellosguardo a Firenze, il virgulto troverà la giusta armonia per poter crescere grande e forte come il suo avo. Sono i piccoli alberelli di olivo che la Provincia di Grosseto, grazie al lavoro del’Istituto Tecnico Agrario, ha ricavato dalle talee ottenute da un tronco dell’enorme olivo che, nonostante la sevizia, è rinato.
Ma questa è la sua storia.
L’olivone è la pianta simbolo di Semproniano, un paese della Maremma in provincia di Grosseto.

Ed è l’esemplare della sua specie più grande e più vecchio d’Europa. Questo almeno fino al 1998, anno in cui, nel mese di maggio, viene dato alle fiamme da un crudele incendio doloso. Del gesto, premeditato, ad oggi, non si conosce il responsabile nè il motivo. Comunque a tutti quelli che lo avevano visitato, e sono molti, piace ancora parlare al presente, perchè l’olivone c’è sempre, con le sue potenti radici. I record che gli appartengono sono molti: duemila anni di vita, venticinque metri di altezza, dodici metri di circonferenza alla base e otto metri di circonferenza ad altezza d’uomo.

Sedici quintali di olive. Nel periodo della raccolta gli operai lavoravano più di un giorno. Spostandosi abilmente sui cinque piani della pianta, non scendevano neppure per l’ora di pranzo quando, issate con una corda, venivano servite le vivande. Il gigante solitario ha accompagnato una bella fetta di vita della gente italiana. Ha inoltre attraversato le ottomila stagioni che riserva la natura, dunque temporali, siccità, gelo, inondazioni e mutamenti del territorio, uscendone senza un graffio.

Neppure le guerre nella loro follia sono riuscite a scalfirlo. Sono bastati trenta minuti, voluti da una mente malata, per destrutturare la chioma maestosa e gran parte del tronco poderoso. E’ il 10 maggio 1998.
Lo stesso giorno il Consiglio Provinciale di Grosseto, in seduta ordinaria osserva cinque secondi di silenzio per commemorarlo.
Dopo poco più di quattro anni il progetto di recupero, voluto dalla Provincia in collaborazione con l’Istituto Agrario di Grosseto, ha dato i suoi ‘frutti’.

Così i docenti e gli allievi dell’Istituto hanno provveduto a produrre, dai polloni sviluppati dalle radici della pianta, alcune centinaia di talee.
Alla cerimonia della messa a dimora presso la Fondazione Il Fiore, sarà aperto l’albo dei presenti. La prima firma sarà del poeta Mario Luzi.

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