Livorno in nove beffato nel finale dal Messina e dall'arbitro Racalbuto: 2 a 1

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
30 gennaio 2004 22:36
Livorno in nove beffato nel finale dal Messina e dall'arbitro Racalbuto: 2 a 1

Messina - Un risultato ingiusto. L'arbitro Racalbuto di Gallarate, ma in realtà siciliano di Palermo, c'ha messo più che lo zampino. Una conduzione di gara a dir poco scandalosa ha infatti determinato prima l'espulsione di Chiellini e poi il vantaggio siciliano, cui ha fatto da contorno, a fine match, anche il cartellino rosso per Ruotolo. Ma sia chiara una cosa: questo Livorno, che Mazzarri aveva schierato in campo con un insolito modulo con quattro difensori, cinque centrocampisti e due attaccanti, anche al vetusto stadio Celeste del capoluogo messinese ha dimostrato di avere carattere da vendere.

E non solo perché al 3' del secondo tempo è passato in vantaggio con un bel colpo di testa di Danilevicius, autore di una bella prova, ma anche e soprattutto per quello che ha fatto vedere in campo per tutta la partita. La partita si è sviluppata sul binario dell'equilibrio e poteva essere risolta a favore dell'una o dell'altra parte. Nessuno avrebbe gridato allo scandalo se il Messina avesse vinto sul campo con merito, ma l'arbitraggio è stato veramente non all'altezza, ed il pasticcio finale è sotto gli occhi di tutti.

Al 7' della ripresa Lavecchia ha pareggiato nel corso di un'azione un po' confusionaria in area amaranto. E al 42' Coppola, che poco prima era stato graziato per una mancata espulsione che invece avrebbe meritato, ha messo dentro la rete della vittoria. In quel momento il Livorno era già in dieci. Quasi mezzora prima, infatti, Chiellini era stato allontanato dal terreno di gioco per doppia ammonizione col secondo cartellino giallo, come si è visto nel dopopartita dalle immagini televisive, alzato in modo del tutto gratuito e immotivato da Racalbuto.

Al 45' della ripresa Ruotolo ha rimediato un cartellino rossoi, questo giustamente, per un fallo a gioco fermo su Zaniolo. (Marco Ceccarini)

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