CAC: Centro d'Arte Contemporanea all'ex Meccanotessile

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
06 dicembre 2003 16:37
CAC: Centro d'Arte Contemporanea all'ex Meccanotessile

"Il progetto del Centro d'Arte Contemporanea all'ex Meccanotessile a Rifredi si è rimesso in moto e oggi è possibile vederne concretamente l'identità e il completamento. Tutti davano per spacciato il progetto ma dopo la sentenza del TAR che ha accolto uno dei ricorsi delle imprese partecipanti alla gara per il completamento del Centro, la procedura per l'assegnazione dei lavori è ripartita e prevediamo di aprire i cantieri tra gennaio e febbraio. Entro due anni dovrebbe essere terminata la prima parte del CAC che dovrà essere adibita a Centro d'Arte Contemporanea".

È il commento dell'assessore alla cultura Simone Siliani che stamani, nello spazio Alcatraz della Stazione Leopolda, ha presentato il progetto del nuovo Centro per l'Arte Contemporanea che sarà costruito a Rifredi, nel Quartiere 5, negli spazi dell'ex Meccanotessile delle Officine Galileo. Al progetto culturale e gestionale ha lavorato una commissione di esperti con diverse professionalità: Bruno Corà, Pier Luigi Sacco e Maurizio De Vita. Il CAC dovrà innanzitutto essere un laboratorio di produzione per le arti, offrendo opportunità soprattutto ai giovani artisti per una loro valorizzazione.

Quindi non solo un luogo di esposizione ma proprio un centro di produzione delle arti: visive, musica, architettura, multimedialità, teatro, design. In previsione, il CAC potrà essere visitato da circa 150.000 persone l'anno. "Il lavoro che abbiamo svolto si è articolato in tre fasi - ha spiegato Bruno Corà -. Abbiamo innanzitutto effettuato un accertamento ex novo di altre analoghe situazioni internazionali. Abbiamo creato e costituito una società per partecipazione. Abbiamo individuato i possibili problemi di urbanistica, viaria e di impatto col quartiere.

Dovrà essere un centro artistico di primo livello". "Il nuovo Centro dell'Arte Contemporanea - ha commentato Pier Luigi Sacco - ha una visione all'avanguardia anche della parte museale, per come è stata concepita finora. Avremo uno spazio espositivo molto grande con aree commerciali e spazi che possono anche essere affittati. Prevediamo per la gestione 5 milioni e mezzo di euro l'anno che possono essere sostenuti dai ricavi. Biglietteria, altre attività di merchandising, un'attività di foundraising svolta in modo professionale, sponsorizzazioni e donazioni (con una completa defiscalizzazione per le aziende sostenitrici), un'attività di gestione in partecipazione con due soggetti principali, come il Comune di Firenze e la Regione Toscana e quote più ridotte per gli altri comuni, le province e i soggetti privati".

"Il CAC si trova in una posizione strategica - ha precisato Maurizio De Vita -, è come una nuova centralità metropolitana per l'arte contemporanea. Manca in Toscana un polo regionale per l'arte contemporanea e il CAC potrebbe soddisfare questa esigenza anche grazie alla zona nella quale sorgerà, facilmente raggiungibile sia dalla stazione di Rifredi che dalla TAV, con la quale potremmo ipotizzare una strada di collegamento dedicata all'arte contemporanea. Tra due anni dovrà essere ultimato il primo lotto di lavori ed essere adibito a Centro espositivo d'Arte Contemporanea".


Nel maggio del 1990, su progetto esecutivo a firma di Battisti, Dezzi Bardeschi e Mattei, si apre il cantiere per la costruzione del nuovo centro nell'area delle ex Officine Galileo. La superficie totale recuperata ed utilizzabile è di 9.550 mq. con l'attivazione di uno spazio espositivo di circa 5.000 mq suddivisibile in due sezioni, di 1.400 mq. la prima e destinata alla collezione permanente del Museo e di circa 3.600 mq. la seconda destinata alle mostre tematiche e alle grandi rassegne.

È prevista anche la realizzazione di un parcheggio sotterraneo per circa 300 auto nel lato dell'ex Meccanotessile ma, nella limitrofa via Panciatichi, è stata individuata un'ulteriore area per parcheggio all'aperto. Per l'ultimo lotto di lavori sono stati stanziati circa 11 milioni e 600.000 euro mentre per il completamento degli interventi si prevede una spesa complessiva di circa 20 milioni di euro. Il Centro per l'Arte Contemporanea ha tutte le qualità per configurarsi idealmente come il polo regionale per l'Arte Contemporanea senza sottrarre le funzioni già in parte svolte da alcune strutture già esistenti ed avviate (Prato, Pistoia, Siena, S.

Gimignano). La nuova struttura sarà in grado di sviluppare un'azione di coordinamento tra le realtà espositive dell'intera area metropolitana e del territorio toscano, offrendo mlteplici servizi nel campo artistico. Il CAC potrà diventare il polo di raccolta e diffusione anche di molta produzione artistica rivolta ai media o tecniche telematiche e digitali molto in uso tra le giovani generazioni. Sin dagli inizi della progettazione, al Centro d'Arte Contemporanea viene affidato un ruolo attivo, propositivo ed essenzialmente produttivo, evitando di usare il termine improprio di "Museo" la cui caratteristica prevalente è di documentazione e di conservazione.
Le attività previste per il nuovo CAC sono tutte rivolte all'arte contemporanea nelle sue varie e diverse espressioni: dalla pittura alla scultura, dall'architettura al design, dalla musica alla danza, dalla produzione cinematografica alla realtà multimediale, viste non solo nella loro configurazione finale ma anche e soprattutto nelle fasi di progettazione e produzione.

L'ex Meccanotessile si configura come contenitore di spazi adibiti all'esposizione, alla didattica, allo studio ma anche a laboratori, atelier, sale di video-montaggio e sale per la rappresentazione, allo scopo di rendere visibile e vivibile l'arte contemporanea. Il visitatore avrà a disposizione anche tutti i possibili strumenti conoscitivi che gli permetteranno di avvicinarsi alle varie forme d'arte, potendo effettuare studi e ricerche in archivi specialistici e partecipando alle attività didattiche.

È inoltre prevista una piazza multimediale come punto di incontro e di scambio culturale ed un'area commerciale di libri ed oggetti d'arte. La flessibilità degli spazi, dunque, è la prerogativa primaria che deve essere garantita affinché tutto questo sia realizzabile. Per rispettare la struttura preesistente, la Commissione di esperti ha proposto di intervenire con elementi mobili, modulari, componibili, monocromatici e, ove necessario, semitrasparenti, visibili ma non ingombranti che abbiano la forza di suddividere gli spazi senza doversi ancorare alla struttura, configurandosi come elementi d'arredo facilmente removibili e spostabili.

Si ipotizza, dunque, la possibilità di creare spazi flessibili che, spostando queste pareti mobili liberamente, potranno adattarsi ad ogni esigenza, sia essa espositiva, didattica o di rappresentazione. In questo modo nella zona rivolta a sud, principalmente dedicata all'arte, all'architettura ed al design, si potranno organizzare mostre temporanee di ampio respiro ma anche esposizioni di limitate dimensioni da poter svolgere contemporaneamente oppure, riducendo lo spazio espositivo e lasciando una parte ad altre attività.

In questo caso, le parti mobili assolveranno anche alla funzione di pannello espositivo. La zona rivolta a nord che più si adatta ad essere data in gestione anche a privati, nonostante abbia una conformazione architettonica più frammentata, potrà ugualmente raggiungere la massima flessibilità utilizzando i medesimi elementi mobili che, in questo caso, assolveranno a funzioni diverse. Nella parte aperta destinata alla realtà multimediale, le pareti, oltre a suddividere lo spazio, potranno essere usate come schermi per la proiezione di simulazioni virtuali.

Nelle aree dedicate alla didattica e ai laboratori, invece, si potranno utilizzare come divisori fonoassorbenti, lasciando aperta la possibilità di ingrandire e ridurre gli spazi in base all'utenza. Più in generale per questo spazio si può ipotizzare (lasciando la definizione in dettaglio ad altra, successiva fase) che l'uso e le condizioni di esercizio, che potranno essere affidate a società o comunque soggetti privati o a gestione mista, possano parzialmente riconfigurare lo spazio.

Le Officine Galileo a Rifredi
Agli inizi del secolo scorso la campagna attorno alla zona di Rifredi è tutto un fervore di nuovi insediamenti industriali.

Nel 1911, tre anni dopo l'arrivo nella zona delle Officine Galileo, risultano già all'opera sei industrie metallurgiche, quattro chimiche e sei per la lavorazione del legno, mentre la popolazione è più che raddoppiata rispetto a quella del secolo appena trascorso. È in questo fervore produttivo che si forma il primo nucleo (tredici campate per complessivi 5.600 mq.) del padiglione "M" delle macchine utensili. Si tratta di una struttura in ferro e vetro sostenuta da esili ed elegantissimi pilastrini in ghisa realizzata fra il 1909 e il 1911.

Fra il 1914 e il 1918 viene invece definita la piazza triangolare sulla testata sud dell'edificio, si costruisce il fabbricato della direzione e viene infine ulteriormente ampliato il capannone meccanotessile con una struttura intelaiata in calcestruzzo armato per complessivi ulteriori 5.800 metri quadrati. Alla vigilia della prima guerra mondiale l'intero complesso, ivi compresi i laboratori, gli alloggi degli operai, e i locali per la mensa, raggiunge un'estensione di oltre tre ettari. Nel primo dopoguerra, malgrado il generale stato di diffuso malessere, nella zona di Rifredi si concentrano altre grandi industrie fiorentine (Manetti e Roberts, Pignone, Superpila e, più tardi la stessa FIAT), ma le Officine Galileo restano la presenza preminente in questa zona della città.

Mentre infatti gli abitanti del quartiere di Rifredi passano, dal 1921 al 1956, da 9.680 a oltre 14.000, la forza lavoro delle Officine passa, nello stesso periodo, da 100 a 3.300 unità. Il periodo di maggior fulgore per la "Galileo" si ha fra le due guerre, con le grandi commesse per la marina militare, fino a raggiungere un picco di 4.688 unità lavorative nel 1943, l'anno del tracollo militare del fascismo. Nel secondo dopoguerra emergono i limiti della sua produttività. In un libero mercato di massa e in un regime di libera concorrenza, di fronte ai colossi industriali d'oltralpe, la produzione artigianale della Galileo è destinata a tramontare.

Dopo i primi licenziamenti del 1959, con relative agitazioni di piazza, si arriva ad un tracollo produttivo che porta l'indebitamento ad un punto di non ritorno. Nel 1971 l'esercizio finanziario della Galileo si chiude con un indebitamento di oltre sette miliardi di lire. La Montedison, proprietaria di fatto delle Officine fin dal 1964, affida nel 1975 a due professionisti di sua fiducia l'incarico per progettare un nuovo insediamento residenziale nell'area di Rifredi. Nello stesso anno il Comune di Campi Bisenzio approva una variante al proprio piano regolatore con cui si approva il trasferimento, in un'area fra Campi Bisenzio e Calenzano, delle Officine Galileo di Rifredi.

La vendita dell'area in questione per fini residenziali, viene indicata come l'unica possibile fonte di autofinanziamento per la realizzazione del nuovo stabilimento a Campi Bisenzio e il successivo rilancio produttivo e occupazionale.

Le ex Officine Galileo quale sede del Museo d'arte contemporanea di Firenze
Un convegno organizzato dall'assessorato alla cultura sul tema "Una sede per l'arte contemporanea a Firenze?", si svolge nel giugno del 1981 e vi partecipano come relatori Giulio Carlo Argan, Franco Borsi, Paolo Portoghesi, Marco Dezzi Bardeschi, Renato Barilli e Delfo Del Bino.

Gi interventi si soffermano soprattutto sulla necessità e sulle finalità che un museo d'arte contemporanea avrebbe a Firenze. L'indicazione che emerge a conclusione del convegno è quella della sede del Centro ormai chiaramente identificata con l'ex Meccanotessile nell'area della Galileo: il recupero di un'edilizia per lavoro e la testimonianza fra le più significative dell'archeologia industriale della città. L'allora assessore all'urbanistica, Franco Camarlinghi, sostiene il Centro d'Arte Contemporanea da edificare nell'area delle ex Officine Galileo "per conservare una parte di quello che è stato il luogo più significativo della storia della classe operaia fiorentina in questo secolo, prevedendo di collocarvi un'attività degna di quella grande tradizione".



Il progetto di fattibilità
L'Amministrazione comunale fiorentina nel luglio del 1981 decide che il Meccanotessile, ormai indicato come futuro luogo museale, dovrà essere salvato dalle demolizioni e divenire sede del Centro d'Arte contemporanea il cui progetto sarà affidato ad una équipe di architetti, prevedendo anche il riutilizzo di varie strutture dell'ex Galileo e la razionalizzazione della viabilità del quartiere. Viene così, nel settembre dello stesso anno, affidato uno studio di "fattibilità", per la realizzazione di un Museo di Arte contemporanea, agli architetti Vittorio Gregotti (capogruppo), Marco Dezzi Bardeschi, Emilio Battisti e Marco Mattei.

Nella sintesi del "Progetto di fattibilità" presentato nel gennaio del 1982, si sottolinea che lo spazio del Meccanotessile è già potenzialmente un luogo di museo: la sua presenza storico-culturale e architettonica è un "messaggio popolare chiaramente riconoscibile" e tutta l'area della ex Galileo può diventare dunque, "un punto focale di estrema importanza in questo disegno di riconnotazione culturale degli spazi urbani". Gli interventi più significativi previsti dal progetto sono l'integrale conservazione del Padiglione del Meccanotessile le cui parti risultano costruite contestualmente, il riuso dei corpi di servizio a sud che con il Meccanotessile delimitano l'attuale piazza triangolare attorno alla mensa aziendale che potrebbe essere riutilizzata come servizio di ristoro, la conservazione dei magazzini e degli uffici contigui a sud da adibire per l'accoglienza agli artisti e agli operatori del Museo e quindi atelièr, foresteria ed altri servizi collaterali, nonché la collocazione di strutture per le attività del Museo, come il Centro di produzione e di allestimento, laboratori di restauro.

Il progetto prevede inoltre la realizzazione a est del Meccanotessile di un nuovo Auditorium, una piazza coperta a sud ed una torre belvedere per uffici. Nell'area a ovest viene prevista la costruzione di un vasto parcheggio. I firmatari del progetto nell'intento di evidenziare il ruolo attivo, propositivo ed essenzialmente produttivo della nuova istituzione ritengono opportuno, anche tenendo conto del rapido avvicendamento delle forme espressive artistiche degli ultimi decenni, di denominare tale istituzione "Centro d'Arte Contemporanea" evitando di usare il termine improprio di "Museo" la cui caratteristica prevalente è di documentazione e di conservazione.

Nel progetto vengono inoltre delineati i profili dei caratteri funzionali del Centro le cui attività fondamentali dovranno essere la funzione espositiva basata sulle mostre temporanee a carattere tematico, monografico e di rassegna; la funzione conservativa basata sulla collezione di circa 2000 opere di proprietà comunale dispersa in più sedi e la funzione chiamata di teatralizzazione o di animazione che prevede manifestazioni artistiche di natura "spettacolare" e di natura didattica. Fra le strutture di servizio vengono previste una Biblioteca specializzata con relative sale di consultazione, la fototeca, la cineteca e la videoteca con gli appositi spazi per le proiezioni e un punto di ristoro come Caffetteria e Bar.

La Soprintendenza ai Beni Architettonici, il 22 luglio 1983 notifica la declaratoria di notevole interesse architettonico del Capannone del Meccanotessile e sue pertinenze e lo riconosce patrimonio monumentale industriale. A dicembre dello stesso anno l'amministrazione comunale delibera di affidare agli architetti, estensori del progetto di fattibilità, Gregotti, Battisti, Dezzi Bardeschi e Mattei, l'incarico di compilare il progetto del Centro d'Arte Contemporanea, da realizzarsi nell'area delle ex Officine Galileo.

Il gruppo di lavoro consegna, nel marzo del 1985, due progetti di massima contraddistinti con la lettera A, per la soluzione indicata da Gregotti e con la lettera B, per la soluzione proposta da Battisti, Dezzi Bardeschi e Mattei. "Il primo progetto, contraddistinto con la lettera "A", parte da una "rimodellazione" del terreno di pertinenza dell'edificio, creando un grande terrapieno lungo la via Alderotti. Il progetto "B", pur mirando allo stesso fine, cerca di ottenerlo più per "addizione" di nuovi volumi che per sottrazione e alterazione di quelli esistenti.

Il progetto "A" prevede per il complesso del museo, compresi impianti speciali e servizi, un totale di 20.640 metri quadrati e 105.000 metri cubi. Il progetto "B" prevede invece 24.500 metri quadrati per una volumetria complessiva di 121.299 metri cubi.

La storia recente
L'amministrazione comunale nel 1988 affida l'incarico per la progettazione esecutiva del primo lotto funzionale, che prevede il recupero integrale del Meccanotessile, per una superficie di circa 10.000 mq. e l'avviamento del nuovo museo ai quattro progettisti Gregotti, Battisti, Dezzi Bardeschi, Mattei, che assieme avevano a suo tempo presentato il progetto di fattibilità del nuovo Centro.

Nel maggio del 1990, su progetto esecutivo a firma di Battisti, Dezzi Bardeschi e Mattei, si apre il cantiere per la costruzione del nuovo centro nell'area delle ex Officine Galileo. Nella relazione generale allegata al progetto del 15 luglio 1989 si legge che gli interventi previsti in questo primo lotto sono finalizzati alla "...conservazione e recupero integrale del padiglione ex Meccanotessile..." e alla "realizzazione degli impianti tecnici indispensabili ad attivare e mettere in esercizio il sistema del Museo d'Arte Contemporanea".

La superficie totale recuperata ed utilizzabile è di 9.550 mq. con l'attivazione di uno spazio espositivo di circa 5.000 mq suddivisibile in due sezioni, di 1.400 mq. la prima e destinata alla collezione permanente del Museo e di circa 3.600 mq. la seconda destinata alle mostre tematiche e alle grandi rassegne. Il nucleo centrale del progetto è la suddivisione del padiglione del Meccanotessile all'altezza dell'ottava campata in cemento armato con una sorta di Galleria Centrale di attraversamento che prevede la separazione della struttura più propriamente museale e gli spazi espositivi dagli spazi didattici e "produttivi" del Centro.

Alla Galleria si accede sia dallo spazio verde verso via Alderotti sia dall'area triangolare sul fronte opposto dove dovranno essere realizzati un parcheggio ed un giardino pubblico, Localizzato nella manica laterale est del Meccanotessile il Museo d'Arte Contemporanea basato sulla collezione permanente di opere, con i servizi collaterali quali, la biglietteria, il guardaroba, il book shop, la sala di attesa e i servizi di ristoro occupa una superficie complessiva di circa 1.400mq.. Dagli spazi destinati alla collezione del Museo si può accedere direttamente alla grande sala delle mostre tematiche e delle rassegne temporanee che occupa lo spazio con le colonnine in ghisa per una superficie complessiva di circa 3.600 mq.

Sul lato ovest prospiciente la piazza triangolare dell'area delle ex Officine, vengono ubicate dal progetto, per una superficie di circa 880mq., gli uffici amministrativi, laboratori di restauro e il deposito delle opere non esposte. A nord della galleria vengono realizzati gli spazi per le attività della Sezione didattica del Centro quali una sala per conferenze e una sezione didattica composta da laboratori, aule ed uffici per una superficie di circa 800mq. suddivisi fra piano terra e soppalchi.

Sul fronte nord del Meccanotessile si trova l'area rettangolare destinata ad ospitare le attività della Biblioteca, collegata con le altre biblioteche del circuito cittadino, e del Centro di documentazione con una superficie globale di circa 2.000 mq. suddivisi tra sala di lettura, salette di consultazione, videoteca, emeroteca ed uffici amministrativi.

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