La visita di Peres a Firenze

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 novembre 2003 19:20
La visita di Peres a Firenze

FIRENZE- “In Medio Oriente ci sono oggi fin troppi generali e pochi medici. Il Medio Oriente ha bisogno di una terapia per riappropriarsi della salute del proprio popolo. L’unica soluzione, oggi rinviata senza motivo e con gravi costi, che permetterà di comporre i conflitti sono due Stati capaci di convivere”. Lo ha spiegato Shimon Peres al presidente della Toscana Claudio Martini e ai tanti accorsi oggi a Firenze per salutarlo, dopo la firma di un accordo che permetterà nei prossimi tre anni di curare novecento bambini palestinesi negli ospedali di Israele.
Un filo comune lega questo progetto alle tante altre iniziative di cooperazione messe in piedi dalla Toscana.

“Il popolo israeliano – ha sottolineato il presidente Martini – imparerà a conoscere il dolore dei bambini palestinesi e se ne farà carico. I palestinesi impareranno che l’amicizia con gli israeliani paga molto di più della follia del terrorismo. La prospettiva di pace può essere aiutata da queste iniziative: non con gli attentati, i muri o le azioni militari”. Erano in tanti ad attendere l’ex primo ministro israeliano nella sala affrescata al primo piano di Palazzo Bastogi, con il Pegaso toscano bianco e rosso affiancato per l’occasione dalla celeste stella di David: tutta la giunta, il presidente del Consiglio regionale Riccardo Nencini, l’attrice Ottavia Piccolo, il presidente della Comunità ebraica di Firenze Guido Fink e il rabbino capo Joseph Levi.

Lo hanno salutato tutti con un caloroso applauso. A rappresentare i pediatri palestinesi impegnati nell’iniziativa c’era il professor Anwar Dudin.
“Questo progetto – ha ripetuto più tardi Shimon Peres, seduto alla destra di Martini - è un grosso incoraggiamento a chi cerca la pace, un passo che ci permetterà di rendere più piccoli i campi della guerra e la dimensione dell’odio”. “Per anni – ha spiegato Martini – abbiamo accolto in Toscana decine di bambini palestinesi, perché fossero curati nei nostri ospedali.

Ma dovevano stare per mesi lontano dai familiari. Per questo abbiamo pensato che fosse meglio curarli in patria. Da questa esperienza i nostri medici, che ringrazio per il lavoro svolto in tutti questi anni, impareranno cosa è fare medicina in zone di frontiera. Ed anche il nostro servizio sanitario, penso, ne uscirà arricchito”. ”Sono contento di fare questo cammino insieme alla Toscana – ha risposto Peres, ricordando anche i 50 mila olivi inviati dalla Regione in Palestina dopo la recente gelata – Questo progetto, nobile e dal significato nuovo, introduce una dimensione umana in un campo politico, che per sua natura spesso è un po’ troppo burocratico.

Fa leva sulla società civile, è sostenuto dall’autorità palestinese e nessuno all’interno del governo israeliano è contrario”. Cita anche un antico proverbio cinese l’ottantenne leader laburista d’Israele: “Invece di arrabbiarsi col buio, accendi una candela. Questo progetto è una candela che molti vedranno, un segnale importante”. “Aiuterà la riconciliazione tra i due popoli – aveva sottolineato poco minuti prima il professor Anwar Dudin, palestinese, direttore pediatrico dell’Augusta Victoria Hospital – Chi cerca la pace oggi è una minoranza, ma rimane sempre una maggioranza potenziale.

E prima o poi ci arriverà davvero”. L’ultimo accenno di Martini è per i recenti attentati in Iraq e Turchia. “Davanti alle vittime di Nassiriya ed Istanbul, davanti ai lutti e ai caduti di ogni guerra e violenza, che speriamo possa cessare al più presto, non ci resta che chinare le nostre menti”.

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