La Toscana vuole l’autonomia speciale per i beni culturali
L’economia della cultura in cifre

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
31 luglio 2003 07:35
La Toscana vuole l’autonomia speciale per i beni culturali<BR>L’economia della cultura in cifre

FIRENZE- Costruire un nuovo sistema di relazioni istituzionali tra Stato-Regione-Enti locali, sviluppare nuove politiche integrate e unitarie, valorizzare le loro potenzialità partendo dal loro legame col territorio. Questi gli ambiziosi obiettivi che stanno alla base della proposta di autonomia speciale avanzata dalla Toscana.
Le linee guida indicate dalla Regione prevedono anzitutto la riunificazione delle funzioni di tutela, valorizzazione e gestione dei beni culturali, paesaggistici e ambientali, in modo da non avere più soggetti diversi chiamati a rispondere di funzioni molto vicine e spesso sovrapponibili tra loro.

Per ottenere questo risultato sarà necessario il trasferimento di buona parte delle competenze in materia dallo Stato alla Regione. Ma saranno le ramificazioni sul territorio, Comuni e Province, i veri protagonisti. Gli Enti locali, infatti, saranno chiamati a giocare un ruolo importantissimo gestendo direttamente, in forma singola, associata o attraverso fondazioni, i musei, le biblioteche, gli archivi, le aree archeologiche, i monumenti e le funzioni amministrative, il personale e le risorse finanziarie ad essi collegate.

Rimarrebbero di esclusiva competenza regionale le funzioni legislative, la programazione degli interventi, la distribuzione delle risorse, la realizzazione di un sistema informativo regionale, ma soprattutto alla Regione spetterebbe la tutela dei beni culturali presenti sul proprio territorio, e dunque diverrebbero regionali le Sovrintendenze, con tutte le loro competenze. La proposta di autonomia non mira ad indebolire il sistema nazionale dei beni culturali, al contrario prevede solidi anelli di collegamento tra il livello statale e quello regionale.

Allo Stato rimarrebbero una serie di istituti e di beni che operano al servizio dell’intero territorio nazionale, come ad esempio l’Opificio delle Pietre dure e la Biblioteca Nazionale, e molte funzioni amministrative di indirizzo generale, necessarie a garantire unitarietà a livello nazionale. Tra queste la scelta dei criteri e degli standard minimi da osservare negli interventi di tutela, tutte le attività riconducibili alla cooperazione internazionale ed alla promozione dell’Italia all’estero, la prevenzione e la repressione della fuoriuscita illegale di beni culturali, l’applicazione delle sanzioni penali collegate ad eventuiali danni al patrimonio.

E’ stata, inoltre, prevista la creazione di un’apposita Agenzia regionale per i beni culturali al fine di continuare a garantire la professionalità e l’autonomia del personale fino ad oggi statale.
La Toscana è la prima regione in Italia a formulare una richiesta di autonomia speciale. Al centro della proposta, da sottoporre al Governo, le competenze sui beni culturali, paesaggistici e ambientali. La richiesta, già approvata dalla Giunta Regionale ed ora al vaglio del Consiglio, è stata articolata in base alla riforma del Titolo V della Costituzione, tenendo conto della specificità del patrimonio culturale toscano.

“La straordinaria qualità e la quantità del patrimonio storico-artistico diffuso su tutto il territorio– dice l’assessore regionale alla cultura Mariella Zoppi - rende senza ombra di dubbio la nostra una regione ‘speciale’. Toscana in tutto il mondo significa bellezza, arte, grandi musei, paesaggi indimenticabili, cultura e tradizione permeate in ogni pietra. Inoltre per la nostra regione l’economia della cultura rappresenta un motore di sviluppo importante, collegato al turismo ma anche alla creazione di nuove professionalità ed alla fusione di tradizione antica e moderne tecnologie”.

“Pensiamo – prosegue l’assessore - ad un’autonomia non contro lo Stato, ma in sinergia con esso, attraverso quella che il legislatore definisce ‘leale collaborazione’. In sintesi, la Toscana pensa a un’ipotesi d’intesa che veda la valorizzazione e la gestione come materie di esclusiva competenza della Regione, e la tutela come materia concorrente, riconoscendo allo Stato, secondo quanto previsto dalla Costituzione, la capacità di indirizzo unitario e di garanzia per l’unitarietà del patrimonio nazionale (non è il caso di aprire polemiche sulla Patrimonio Spa e simili che sembrano contraddire questa funzione), e ancora delle modalità e dei criteri di conservazione, degli standard e, ovviamente, della sicurezza e dei rapporti internazionali”.
La proposta di legge mira essenzialmente a riunire le funzioni, fino ad oggi separate, di tutela, valorizzazione e gestione dei beni culturali ed i relativi strumenti (potere legislativo in materia, funzioni amministrative, titolarità dei beni, del personale, delle risorse), mantenendo robuste ‘cerniere’ tra le istituzioni statali e regionali in modo da assicurare coerenza e coordinamento tra i diversi livelli.

“Tutela, valorizzazione e gestione del patrimonio pubblico – spiega Mariella Zoppi – sono funzioni che non possono essere separate. La tutela non può rimanere compito esclusivo dello Stato: ad esso spettano le grandi funzioni di indirizzo, la scelta delle linee e dei criteri di tutela validi per tutto il territorio nazionale, ma il sistema degli Enti locali, che conosce bene, ama, il suo territorio e sa valorizzare le peculiarità dei singoli casi, non può rimanere escluso. Vuole essere soggetto attivo della tutela del proprio patrimonio, e deve esserlo”.

I beni culturali della Toscana
Il patrimonio culturale della Toscana conta complessivamente oltre 20.200 beni censiti.

453 sono i musei, 180 i teatri, 2.300 gli edifici religiosi d’interesse storico, 5.000 le dimore storiche, 953 le biblioteche, 4.000 i castelli e le fortificazioni, 450 le aree archeologiche.
Turismo culturale
13 milioni: a tanto ammontano le presenze annue di turismi legate al segmento arte-affari, quindi in buona parte legate alla cultura. Si tratta del 35 per cento delle presenze totali (37 milioni) e di una fetta molto consistente delle presenze straniere, in primis di statunitensi, inglesi, tedeschi, giapponesi, tedeschi.


I musei
I musei in Toscana sono 453 (il dato nazionale è di 4.120); quasi metà di questi (oltre 200) sono di proprietà di enti locali, 77 appartengono allo Stato o all’Università, 69 sono di enti ecclesiastici. I contenuti delle collezioni sono in gran parte rivolti al mondo dell’arte (206 su 453) e dell’archeologia (70), ma numerosi sono anche i musei di scienza e tecnica (111) e storia (33). I prezzi di ingresso sono generalmente molto bassi, con una media di 2,58 euro.
I musei statali
Nel 2001 i 65 musei statali toscani hanno ospitato oltre 6 milioni di visitatori, pari al 20,6 per cento dei visitatori di tutti i musei italiani.

Con i quasi 22 milioni di euro di incasso i musei statali toscani hanno prodotto il 26,9 per cento di tutti gli incassi dei musei italiani, superato, di poco, da quelli del Lazio. Da notare che il 43 per cento dei visitatori e il 60 per cento degli incassi sono riferiti solo ai due grandi musei fiorentini (Uffizi e Accademia). Fuori da Firenze il museo statale più visitato risulta essere il museo napoleonica di Portoferraio (107mila presenze annue) seguito dalle aree archeologiche di Roselle e di Vetulonia e dal museo archeologico di Chiusi.
I musei non statali
Non esiste al momento un dato complessivo sui musei non statali, ma da una ricerca della Regione, emerge una realtà molto vivace: ben 24 dei musei non statali toscani registrano oltre 10mila visitatori all’anno, 3 superano addirittura quota 100mila.


Bookshop e altri servizi nei musei
Secondo una ricerca della Regione Toscana sono 84 i musei toscani che dispongono al proprio interno di un bookshop (si tratta del 19 per cento del totale); quasi la metà di questi (ben 39) si trovano nell’area di Firenze. Sono invece 15 nella nostra regione i musei dotati di caffetteria (8 a Firenze).
La spesa pubblica per la cultura
96 euro all’anno per abitante: a tanto ammonta la spesa pubblica per i servizi ricreativi e culturali in Toscana.

Si tratta di un dato superiore a quello nazionale (85 euro) e a quello di Regioni come Lombardia (93), Veneto (77), Piemonte (79) e appena inferiore a quello dell’Emilia Romagna (100). Il grafico della spesa evidenzia come questa sia cresciuta del 20 per cento dalla seconda metà degli anni novanta.
Gli interventi della Regione
Sfiora i 245 milioni di euro la quantità totale di investimenti che sono stati messi in campo dalla Regione Toscana negli ultimi tre anni (in alcuni casi tali interventi si realizzeranno entro il 2005).

I fondi disponibili da parte della Regione provengono da fonti diverse: la Regione stessa (il bilancio ordinario e il programma straordinario di investimenti), il governo (vedi l’accordo quadro con il Ministero dei beni culturali e la delibera Cipe), l’Unione europea. Da notare che in questi ultimi tre anni sono costantemente aumentati i fondi destinati al settore nel bilancio ordinario della Regione: dai 15 milioni di euro del 2000, attraverso i 18 milioni e 800mila del 2001, si è arrivati ai 26 milioni e 992mila euro del 2002.


L’intervento dei privati
Le risorse investite dai privati nel settore ammontano, secondo una stima dell’Irpet, a circa 52 milioni di euro annui. Una cifra niente affatto trascurabile anche rispetto ai 361 milioni stimati per l’intero Paese. Di questi una ingente quota (oltre il 70 per cento) viene dalla Fondazioni bancarie.
L’occupazione
Sono circa 18mila in Toscana gli occupati nel settore della cultura. Per quasi la metà (48 per cento) si tratta di artisti o lavoratori con elevata specializzazione (storici, restauratori), il 47 per cento da tecnici, artigiani e operai del settore, il restante 5 per cento da attività relative all distribuzione (è il caso di esercenti e gestori di cinema).

Da notare che il personale in forza alle amministrazioni pubbliche supera i 4mila: si tratta in gran parte di personale del Ministero per i beni e le attività culturali (circa 2.600) e dei dipendenti degli enti locali (oltre 1.300).

Il testo integrale della proposta di autonomia sui beni culturali portata avanti dalla Toscana è stato pubblicato per la prima volta, in versione integrale, sul nuovo numero di Culturae, la rivista d’informazione sulle politiche culturali regionali. Culturae, distribuita gratuitamente attraverso spedizioni agli enti pubblici, alle fondazioni culturali ed a numerosi altri soggetti interessati, è giunta oramai al quarto numero.

Nata come strumento di informazione a 360° sulle varie iniziative portate avanti dalle Regione per le politiche formative ed i beni culturali, Culturae ha toccato vari temi e sperimentato varie forme di impaginazione. E’ giunta, con questo numero, ad una partizione stabile: sfogliando la rivista si incontrano prima una consistente parte monografica, in questo caso dedicata alla scelta della Toscana di chiedere l’autonomia sui beni culturali, poi un dossier collegato al tema monografico, che nel numero in questione è l’intero documento della proposta di legge, diffuso in versione integrale per permetterne una migliore comprensione, ed infine una parte di ‘servizio’, con un dettagliato notiziario che passa in rassegna tutte le iniziative culturali collegate alla rete regionale (festival, rassegne, mostre, convegni: eventi importanti, ma comunque non isolati, inseriti in un sistema che coinvolga più realtà e più ambiti), ed un bollettino bibliografico, in cui sono riepilogate e recensite le varie pubblicazioni della Regione dedicate all’arte ed allo spettacolo.
Con il quarto numero Culturae lancia anche una collana di allegati, i Quaderni di Culturae, nati per consentire una rilettura, secondo punti di vista inconsueti, di temi consueti in Toscana.

Il primo Quaderno è dedicato ai giochi storici, parte importante del folclore toscano, ed alle loro radici. “La memoria in gioco”, curato da Marcello Tarì, ripercorre, provincia per provincia e secondo un’ottica antropologica, giochi antichi giunti fino ai giorni nostri.
I prossimi Quaderni di Cuturae saranno dedicati al variegato mondo dell’arte contemporanea, alle bande musicali, agli spazi teatrali, alle esperienze interculturali di ‘Portofranco’.

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