In Consiglio regionale ricordata la strage di Cefalonia e la prima resistenza militare italiana dopo l’8 settembre 1943
Ricordo della strage nazifascista di “Pian d’Albero”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
25 luglio 2003 19:31
In Consiglio regionale ricordata la strage di Cefalonia e la prima resistenza militare italiana dopo l’8 settembre 1943<BR>Ricordo della strage nazifascista di “Pian d’Albero”

Nel giorno del 60° anniversario della caduta del fascismo il Consiglio regionale della Toscana ha conferito il “Gonfalone d’argento” al capitano Amos Pampaloni, l’eroe della resistenza ai tedeschi nell’isola greca di Cefalonia. “Egli –ha detto Riccardo Nencini, presidente del Parlamento Toscano- è il simbolo di molti soldati italiani che allora fecero la scelta giusta. E con questo riconoscimento vogliamo ricordare quanto anche il nostro esercito sia stato un importante pezzo della Resistenza, troppe volte dimenticato”.

Nell’intervento di ringraziamento Amos Pampaloni, classe 1910, ha dedicato il “Gonfalone d’argento” agli ufficiali ed ai soldati italiani che sono rimasti nella terra di Cefalonia senza poter più parlare agli amici. “Oggi come ieri occorre diffondere la cultura della pace –ha detto Pampaloni- e l’Europa unita deve avere questo compito tra le sue priorità. Infatti, non furono barbari solo i tedeschi a Cefalonia, perché tutte le guerre sono barbare. Lo stesso esercito italiano fu barbaro quando distrusse paesi bellissimi in Grecia, oppure fu barbara l’aviazione inglese quando bombardò le città tedesche facendo milioni i morti”.

La cerimonia ha visto presenti anche il console americano a Firenze William Mc Ilhenny, la partigiana e deputata costituente Teresa Mattei, il presidente del Consiglio comunale fiorentino Alberto Brasca, autorità civili e militari. Il vice-presidente dell’Assemblea toscana, Enrico Cecchetti, ha motivato la decisione con l’impegno politico-istituzionale di operare per la riscoperta della memoria storica degli anni che portarono alla caduta del fascismo ed alla fine della seconda guerra mondiale.

“Un’attività che sta dando interessanti frutti –ha detto Cecchetti-: dall’approvazione della commissione di inchiesta sul cosiddetto “Armadio della vergogna” che nascondeva anche il fascicolo della strage di Cefalonia; alla vicina conclusione delle indagini della Procura Militare di La Spezia sull’eccidio di Sant’Anna di Stazzema; fino all’avvio delle celebrazioni per il 60° anniversario della Liberazione della Toscana dal nazifascismo”. Il docente di Storia moderna e contemporanea dell’Università di Pisa, Paolo Pezzino, ha ricordato che il comportamento dei soldati italiani a Cefalonia fu un atto eccezionale: “decisero con un referendum di resistere ai tedeschi dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, nonostante gli ordini contradditori dei vertici politici e militari italiani, che lasciarono solo il nostro esercito.

Lì è iniziata la Resistenza italiana”. La conferma della coraggiosa storia di Amos Pampaloni è stata trattegiata anche dal giornalista Luigi Caroppo (che ha scritto il libro ‘Cefalonia, doppia strage’). Pampaloni, come capitano del 33° reggimento della Divisione Acqui, il 13 settembre 1943 fu il primo militare italiano a resistere contro l’offensiva tedesca sull’isola greca, ordinando il fuoco della sua batteria di artiglieria contro le motozattere tedesche che trasportavano pezzi armamenti e soldati.

Catturato il 21 settembre fu passato per le armi da un ufficiale tedesco, come tutti i suoi soldati che pur si erano arresi ed ai quali spettavano le garanzie internazionali della prigionia. Fortunatamente la ferita non fu mortale e Pampaloni potè salvarsi e venne soccorso da una famiglia greca. “Ma ebbe un’altra fortuna –ha detto Caroppo- accettò il consiglio di non farsi curare all’ospedale militare di Cefalonia, perché là i tedeschi massacrarono tutti i militari italiani feriti. Così una volta guarito entrò a far parte dell’Elas, la Resistenza greca.

Dopo alcune azioni partigiane in terraferma, Pampaloni tornò nel settembre 1944 per liberare l’isola greca dai nazifascisti. Poi nel novembre di quell’anno rientrò in Italia, per tornare alla normale vita borghese, fino al tristissimo momento in cui nel 1957 gli venne recapitato un mandato di comparizione per rivolta, insubordinazione e cospirazione proprio per i fatti di Cefalonia”. Fortunatamente, Amos Pampaloni fu subito assolto e nel 1958 ricevette –come ha ricordato Riccardo Nencini- la Medaglia d’argento al valor militare.

“A lui –ha concluso il giornalista Caroppo- si deve il recupero della memoria della Resistenza e della successiva strage di Cefalonia, perché l’unico impegno civile di Pampaloni, che tanti partiti volevano candidare alle elezioni senza ottenere risposta, fu quello di raccontare la verità su quel settembre del 1943. Soprattutto dopo il carteggio tra i ministri Martino e Taviani, quando intuì che esisteva la volontà politica di insabbiare il caso”. Il presidente Nencini, a conclusione della consegna del “Gonfalone d’Argento” ha annunciato la partecipazione dell’Assemblea toscana alle celebrazioni del sessantennale della battaglia di Cefalonia.


Sarà intitolata al quindicenne Aronne Cavicchi, barbaramente ucciso durante il 1944 dai nazifascisti nella strage di ‘Pian d’Albero’, la zona sportiva di Bruscoli, frazione nel comune di Firenzuola. La cerimonia prenderà avvio domenica 27 luglio, alle ore 10.00, alla presenza del presidente del Consiglio regionale della Toscana, Riccardo Nencini. Alla conferenza di apertura parteciperanno anche Giovanni Verni dell’Istituto storico della Resistenza, Franco Fontana, ex partigiano della brigata ‘Stella rossa’ e Giorgio Baldi in rappresentanza dell’Anpi della provincia di Firenze.

“L’iniziativa, di unire lo sport al ricordo di un giovane innocente, –ha dichiarato Nencini- è un messaggio di rispetto verso la vita e il segno che la memoria storica deve essere tramandata alle giovani generazioni”. L’eccidio di ‘Pian d’Albero’, nel comune di Figline Valdarno, è stata una delle tante brutalità della dittatura e della violenza nazifascista, finalizzate a terrorizzare la Toscana, perché attraversata dalla ‘linea Gotica’ a difesa dei tedeschi e della Repubblica di Salò.

In quel luogo di campagna vennero uccisi 19 civili e 15 partigiani. Tra le vittime anche tre componenti della famiglia Cavicchi, residenti nella frazione di Bruscoli, a Firenzuola. Tra essi il quindicenne Arionne, a cui gli abitanti del suo paese adesso dedicano il cippo alla memoria (lo scoprimento dell’apposita targa commemorativa avverrà alle ore 17.30). A lui è anche ispirato l’omonimo film del regista Fabio del Bravo, che alle ore 15.00 sarà proiettato nei locali parrocchiali di Bruscoli.

La manifestazione è stata promossa dal Museo storico-etnografico di Bruscoli, dal Comune di Firenzuola e dal Gruppo Archeologico di Bruscoli.

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