La Regione chiederà il riconoscimento di calamità naturale

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
23 luglio 2003 07:03
La Regione chiederà il riconoscimento di calamità naturale

FIRENZE- “La situazione dell’agricoltura toscana per il momento è grave e preoccupante anche se non drammatica. Certo, il perdurare della siccità potrebbe incidere gravemente sull’andamento produttivo dell’annata in corso, con ricadute importanti anche per quelle successive. Le falde idriche sono in una condizione migliore, un po’ ovunque, rispetto ad un anno fa e questo incide positivamente sulle colture irrigue che possono disporre di acqua a sufficienza, anche se in modo differenziato secondo i territori.

Diversa, e in generale peggiore, è la situazione per tutte le altre colture: vite, olivo, foraggi, frumento, soffrono della mancanza prolungata di precipitazioni e si registrano già situazioni gravi”. Questo il commento sullo stato attuale dell’agricoltura toscana da parte dell’assessore regionale all’agricoltura Tito Barbini, al termine della seduta della Giunta di ieri mattina. “La Regione – ha poi aggiunto - chiederà, quando saranno disponibili dati certi sui danni causati dalla siccità, il riconoscimento di calamità naturale anche se, alla luce della situazione nelle altre regioni, occorre che il Governo si attivi immediatamente per reperire risorse adeguate per rimpinguare il Fondo di Solidarietà Nazionale o per attivare uno strumento normativo eccezionale che si renderà indispensabile qualora la situazione si protragga”.

Barbini ha poi brevemente analizzato la situazione nelle varie aree della Toscana. “Le aree pianeggianti della regione hanno sempre avuto problemi di approvvigionamento idrico anche per la mancanza di reti di servizio organizzate; adesso in queste zone si è cominciato ad organizzarsi per rispondere in maniera adeguata ai periodi critici con coltivazioni prevalentemente in asciutto, con la programmazione di quelle irrigue e soprattutto attraverso l’impiego di tecniche per il risparmio idrico.

I casi che destano più preoccupazione sono localizzati nel comprensorio versiliese e nella zona a sud di Arezzo”.
Situazione generale delle falde e delle acque superficiali impiegate in agricoltura
In Toscana l’acqua per le colture agricole viene reperita principalmente dalle falde e solo in parte da derivazioni da invasi, laghetti collinari, fiumi e canali. Rispetto alle regioni del nord e sud Italia si tratta di prelievi effettuati quasi esclusivamente da singole aziende o da piccoli gruppi di associati.

I soli casi di irrigazione organizzata su media scala sono individuabili nei comprensori irrigui alla foce dell’Ombrone grossetano, che serve una siperficie di 3 mila ettari, e in quelli situati a valle dell’invaso di Montedoglio e a nord di Arezzo. In linea generale la situazione delle falde è quasi ovunque migliore rispetto ad un anno fa, grazie soprattutto alle precipitazioni dello scorso anno-inverno 2003.
Di seguito alcuni dati suddivisi per zona sulla base delle informazioni raccolte dagli uffici agricoltura delle Province, da alcuni consorzi di bonifica, dalle Organizzazioni professionali agricole e dai soggetti gestori dei servizi idropotabili.
Versilia
Qui l’acqua viene utilizzata soprattutto per il florovivaismo e per le colture industriali, come barbabietola e mais.

E' in rapida diminuzione l’acqua nei canali intorno a Massaciuccoli e nella rete di distribuzione alimentata dal Serchio; il perdurare della siccità aumenta il rischio di danni alle produzioni industriali e la possibilità di conflittualità tra usi idropotabili ed usi agricoli in limitate aree (Camaiore-Massarosa), dove è collocato il campo pozzi idropotabili. Pesciatino-pistoiese. Non ci sono grossi problemi al momento per le colture florovivaistiche che possono contare sull’acqua proveniente dalle falde idriche.
Comprensori aretini
Le riserve di Montedoglio assicurano il rifornimento dei comprensori irrigui in Valtiberina e a nord di Arezzo.

Situazione invece preoccupante nella zona della Valdichiana, dove un’ordinanza della Provincia ha sospeso gli attingimenti e le concessioni di derivazione nei corsi d’acqua pubblica superficiali.
Le colture sono a rischio anche se la situazione è ricorrente ormai da alcuni anni e sono stati sottoscritti accordi riguardanti orari e turni per l’utlizzo delle risorse idriche tra pubblica amministrazione e agricoltori allo scopo di limitare disagi e danni. La situazione di deficit idrico per l’irrigazione dovrebbe comunque essere risolta entro i prossimi due anni con la realizzazione di alcune opere a Montedoglio per le quali la Regione ha stanziato 10 milioni di euro.
Comprensori grossetani
La situazione di approvvigionamenti per l’agricoltura è buona, anche grazie all’Albegna e all’Ombrone che permettono ancora l’effettuazione di prelievi. Pianure litoranee tra Cecina e Cornia
Sono aree caratterizzate da ampio utilizzo di acqua per scopi irrigui e nelle quali i produttori sono abituati ad operare in situazioni di forti carenze di risorsa e di conflittualità con gli usi idropotabili.

Le situazioni critiche sono ricorrenti ed i cicli colturali sono stati impostati per limitare i danni.
Situazione delle produzioni agricole
L’andamento meteorologico, già da alcuni anni, influisce pesantemente sull’agricoltura toscana. In vaste aree della regione le abbondanti precipitazioni della seconda metà del 2002 hanno impedito la tradizionale semina autunnale dei cereali e le gelate di inizio aprile hanno inciso gravemente su alcune produzioni, specie quelle frutticole, ed inferto un primo colpo all’olivicoltura e alla viticoltura, che sono le colture con i problemi maggiori.

La disponibilità di acqua, quasi ovunque, è comunque migliore rispetto agli ultimi anni. Non si possono ancora quantificare i danni anche se è possibile fare alcune stime. In particolare:
- olivo: la situazione è abbastanza articolata, poiché il 2003, per molte aree, rappresenta il cosiddetto “anno di scarica” e anche perché le aree interne come il Chianti appaiono fortemente colpite, con perdite che si prospettano gravi e ormai irrimediabili, derivanti dall’effetto combinato della gelata e del successivo repentino aumento delle temperature;
- viticoltura: la situazione è tutta da definire anche se, a fronte di una riduzione quantitativa, si prospetta un livello qualitativo assai elevato;
- frumento: la perdita si aggira sul 50%;
- fruttiferi: già in gran parte danneggiati ad aprile, la siccità ridurrà ulteriormente le produzioni, qualora non vengano assistite da irrigazione di soccorso;
- foraggicoltura: (nei prati avvicendati si è potuto effettuare solo il primo sfalcio e i prati pascoli hanno perso gran parte della produzione) sembra il comparto più colpito con forti ripercussioni su tutta la zootecnia, anche per gli aumenti del costo per unità foraggera;
- mais girasole, tabacco e barbabietola: sono coltivazioni legate alla disponibilità irrigua, che ad oggi è buona, anche se saranno inevitabili sensibili contrazioni;
- ortaggi: non vengono per ora segnalate situazioni particolarmente gravi.

Qualche preoccupazione per il pomodoro, anche dal punto di vista qualitativo, derivante dalla maturazione precoce che ha già richiesto l’anticipazione della campagna di trasformazione.

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