La natura morta italiana da Caravaggio al Settecento

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
26 giugno 2003 07:14
La natura morta italiana da Caravaggio al Settecento

Firenze - A circa 40 anni dall’ultima grande esposizione (Napoli, 1964), La natura morta italiana da Caravaggio al Settecento (Firenze, Palazzo Strozzi, 26 giugno – 12 ottobre) presenta un volto della pittura italiana troppo a lungo e ingiustamente trascurato. Sono 227 capolavori di Bimbi, Salini, Maestro della natura morta Acquavella, Crespi, Campi, Mario dei Fiori, Dolci, Munari, Cerpuozzi, Ceruti, Ligozzi, Porpora, Recco, Baschenis, il Maestro di Hartford, il Gobbo dei Carracci e, ovviamente, Caravaggio, che celebrano la bellezza e la vitalità della cultura mediterranea con un trionfo di fragole e ciliege, di uve e di meloni, di fiori di ogni forma e di ghirlande.
Curata da Mina Gregori, la mostra ripropone, con significative sostituzioni e integrazioni, il progetto presentato con enorme successo alla Kunsthalle di Monaco di Baviera (dicembre 2002 – febbraio 2003).

È promossa dal Comune di Firenze - Assessorato alla Cultura, dalla Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Fiorentino, dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, dalla Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi e da Firenze Mostre Spa. Produzione e realizzazione sono di Firenze Mostre Spa, con il contributo di APT Firenze, ATAF Spa e Trenitalia. Dalle 227 opere, molte delle quali inedite, provenienti da musei italiani e stranieri e da numerose collezioni private, emerge un panorama vasto e spettacolare delle scuole italiane e dei principali protagonisti.

È un percorso che procede dagli Xenia (le offerte agli ospiti di frutti e cibi) meravigliosamente sopravvissuti nelle ville romane di Pompei e Ercolano, tocca la riproduzione scientifica e pittorica cinquecentesca, e si snoda da Nord a Sud attraverso Milano e Roma, Napoli e Firenze, Genova e Venezia, l’Emilia e la Romagna, Lucca e Bergamo, le capitali della natura morta.
Rispetto alla mostra di Monaco, l’arricchimento più importante riguarda Caravaggio, presente a Palazzo Strozzi con tre opere di straordinaria intensità: il Ragazzo morso da ramarro della Fondazione Longhi, il Bacco degli Uffizi e il Suonatore di liuto di un collezionista privato.
Caravaggio (1573-1610) è probabilmente l’artista più innovativo del suo tempo e fu tra i primi, in Italia, a dipingere fiori e frutta, consacrando il genere anche sul piano teorico.

La natura morta italiana nasce, dunque, su presupposti tali da essere considerata a ragione tra i massimi esempi europei di rappresentazione di natura inanimata, nonché anticipatrice del naturalismo moderno.
A differenza dei pittori del Nord Europa, maestri della pura descrizione, gli italiani si esercitano sullo spazio e sulla luce. Considerano anche la natura morta occasione per addestrare le proprie capacità pittoriche e la propria presa sulla realtà, e si esprimono dunque con una partecipazione emotiva che appare in tutta la sua evidenza negli ambienti poveri delle cucine napoletane, nelle colazioni rustiche emiliane, nella corposità dei frutti e nella tenerezza con cui sono ritratti gli animali, vivi o morti.
Preferiscono inoltre rappresentare frutti e ortaggi e oppongono merende frugali (per ragioni religiose) alle ricche tavole imbandite tipiche del Nord.

Nè i successivi trionfi barocchi dei fiori e dei frutti sono semplici decorazioni, bensì manifestazione rigogliosa dell’esuberante natura mediterranea. Le uve, in cui i pittori romani eccellono, sono metafora dell’esaltazione bacchica che si ispira alla cultura classica.
Se la Lombardia è la culla della natura morta, Roma è la città dove maggiore è l’influenza del Caravaggio e dove si elaborano le tendenze nel passaggio dal naturalismo al barocco. Napoli le è solo seconda, mentre Firenze, nell’ambiente mediceo, coltiva soprattutto la documentazione scientifica.

Ma di centri di produzione di nature morte l’Italia è ormai straordinariamente punteggiata.
La mostra segue tutto questo complesso itinerario che, dopo la fioritura barocca e decorativa, si sviluppa nel tardo Settecento con significative esperienze di lucida ripresa della realtà, già connotate in senso pre-illuministico e destinate, in certi casi, a toccare i primi anni dell’Ottocento. Alcuni aspetti, come la pittura di fiori e la pittura di animali, sono presentati anche in separate sezioni tematiche.

Collegamenti
In evidenza