Un film sulla Firenze di Pratolini per salutare gli Alinari
Pierpaolo Pagano espone nel nuovo spazio

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
27 maggio 2003 07:16
Un film sulla Firenze di Pratolini per salutare gli Alinari<BR>Pierpaolo Pagano espone nel nuovo spazio

Firenze - Con la proiezione di uno speciale documentario dedicato alla Firenze di Vasco Pratolini e con un orario prolungato alle 23, la grande mostra dei Fratelli Alinari affronta da mercoledì 28 maggio l’ultima settimana di programmazione. In calendario a Palazzo Strozzi dal 2 febbraio, chiuderà i battenti il 2 giugno con un successo straordinario di critica e di pubblico.
Firenze e la fotografia nel cinema di Pratolini è un cortometraggio/istallazione video di circa 30 minuti progettato e realizzato per Firenze Mostre dal critico cinematografico Andrea Vannini, direttore della Bottega del Cinema, e montato in collaborazione con Federigo Zais.

Dal 28 maggio al 2 giugno sarà proiettato ogni sera a più riprese (orario 20 – 23, ingresso libero) e in contemporanea su due schermi distinti allestiti sotto il loggiato del cortile di Palazzo Strozzi.
E’ un epilogo significativo, in linea con il contenuto fotografico della rassegna Alinari. Si tratta infatti di un collage di sequenze di film tratti dalle opere di Pratolini che, come noto, svolse anche un’intensa attività di sceneggiatore per il cinema. Il montaggio in ordine cronologico degli eventi narrati scandisce alcuni dei momenti più importanti della storia di Firenze, dalla fine dell’Ottocento agli anni Sessanta: le prime lotte operaie, l’antifascismo e le leggi razziali, la guerra e la resistenza, fino agli anni del boom e dell’alluvione.
Ai nomi di registi famosi (Rossellini, Bolognini, Blasetti, Lizzani) corrispondono quelli dei tecnici della fotografia, non sempre noti al grande pubblico (Giuseppe Rotunno, Ennio Guarnieri, Gianni Di Venanzo), ma eccezionali nel catturare la luce e nel creare le atmosfere giuste.
Il collage inizia con Metello di Bolognini (tra gli interpreti Massimo Ranieri e Ottavia Piccolo) e prosegue con Cronaca familiare (Zurlini) e Cronache di poveri amanti (Lizzani).

Diario di un italiano, che Sergio Capogna trasse dalla novella Wanda, offre invece lo spunto per ricordare le leggi razziali. Seguono brani di Paisà (Rossellini) e di Tempi nostri di Blasetti (dalla novella Mara) in cui il personaggio Pratolini è impersonato da Yves Montand.
Le ragazze di San Frediano (Zurlini) precedono La costanza della ragione (Pasquale Festa Campanile), storia della Firenze operaia negli anni di La Pira e di Don Facibeni. La protagonista è una giovanissima Catherine Deneuve.

Infine L’alluvione (Marco Carbone), istant – film di cui Pratolini scrisse i testi nel 1966.
A parte l’orario prolungato alle 23, restano inalterate tutte le altre indicazioni per la mostra Fratelli Alinari. Fotografi in Firenze, 150 anni che illustrarono il mondo. 1852/2002. Fino al 2 giugno sono le ultime occasioni per visitare un evento eccezionale, come noto curato per la parte scenografica dal regista, premio Oscar, Giuseppe Tornatore.

Con la mostra dei fotogrammi di Pierpaolo Pagano è cominciata una nuova iniziativa particolare di esposizioni d'arte a Firenze, a cura di Vera Beck e Serena Bencini.

Vera Pietra Serena è il nome del piccolo spazio (via de' Bardi 5/r angolo con via Cannetto Scarpuccia, vicino a Palazzo Torrigiani) dove le mostre e le istallazioni d'arte si possono vedere da fuori, attraverso la finestra chiusa, finché non si spegne la luce, la sera alle ore 22. Pagano si è già presentato a Firenze con le sue fotografie, tutte rigorosamente in bianco/nero, del circo ("Circostanze", 1999), dell'Ex-carcere delle Murate ("Luce prigioniera", 2001) e dei notturni nella periferia della città ("Luce notturna", 2003), ma in questa occasione mostra i suoi lavori sperimentali, creati senza macchina fotografica.

I soggetti delle sue immagini (garofani, calamari, ombrelli e altro) sono stati messi direttamente sulla carta fotografica in camera oscura e illuminati diligentemente per alcuni attimi con la luce del flash o di una lampada. Questo tipo di fotografia off-camera è caratterizzato dalla gestualità dell'autore che dipinge con la luce dirigendola attraverso e intorno al materiale che gli serve per fermarla, ammorbidirla, spezzarla o forzarla, intento a creare delle immagini che vivono prevalentemente dei contrasti, delle tonalità e delle sfumature, resi quasi palpabili sulla carta fotografica.
[A.

L.]

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