Ecco i risultati del primo censimento regionale degli allevamenti

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
25 ottobre 2002 15:59
Ecco i risultati del primo censimento regionale degli allevamenti

Carrara - Circa 115 mila tra mucche, tori e vitelli, 18.547 tra cavalli e somari, 554.679 pecore e montoni, 17.158 capre e caproni, 171.641 maiali di razze varie, 919.525 conigli e via elencando. Sono i primi dati, ancora in corso di elaborazione, dell’ultimo censimento Istat sull’agricoltura Toscana. Dati che si incrociano con i rilevamenti della Regione che ha appena terminato di censire gli allevamenti bovini nel quadro di un progetto nazionale dedicato alla sicurezza alimentare. Un’operazione durata dodici mesi e conclusasi lo scorso 31 giugno.
La notizia è emersa oggi a Carrara, al salone FoodPro dedicato all’industria degli alimenti, dalla relazione presentata da Andrea Leto, dirigente dell’Area-Sistema toscana di Prevenzione Collettiva, alla prima Conferenza Nazionale sulle Politiche Regionali per la Sicurezza Alimentare.

Probabilmente sarà sfuggito al conto qualche pollo, altrettanto sicuramente i conigli si sono moltiplicati in questi mesi secondo una loro caratteristica ben nota, ma di fatto questa è la fotografia degli abitanti animali nei confini del Granducato al primo semestre del 2002.
La Toscana, ha ricordato Leto, è una delle primissime regioni a fare il conto dei suoi quadrupedi e pennuti, anticipando peraltro anche su questo terreno lo spirito della recente Decisione dell’Unione (la numero 178) emanata nei mesi scorsi per stabilire principi e requisiti generali della legislazione alimentare, istituire l'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare e fissare le procedure da seguire.
Sicuramente un evento e un riferimento assai importante, ha commentato Leto: “La Toscana, però”, ha aggiunto, “ha già fatto di più (e di meglio), ritenendo che il consumatore vada garantito non solo quando si mette a tavola, ma in tutte le fasi della filiera alimentare.

Così in questi anni abbiamo lavorato per tutelare il territorio insieme alla produzione primaria (campo e stalla), senza dimenticare i prodotti tipici che, difendendo il consumatore, costituiscono anche un elemento forte dell’identità regionale”. Il censimento degli allevamenti bovini fa parte di un progetto nazionale per attribuire a ogni animale una sua carta d’identità in modo da rintracciarlo con certezza nel momento in cui diventa carne.
Non sono pochi gli allevamenti in Toscana: 7.640 per i bovini, concentrati soprattutto nelle province di Grosseto, Firenze, Arezzo e Siena.

Ben 4.635 di pecore e caprini (queste attività ha consentito anche di recuperare zone marginali in particolare nel grossetano e nel senese), 5.471 di maiali, 4.200 di equini. C’è anche chi alleva struzzi (Grosseto, Pisa) e chi pesci, in particolare nella laguna di Orbetello (spigole e orate) e in Garfagnana (trote).
La Toscana, ha ricordato Leto, ha favorito le produzioni a basso impatto ambientale, ossia le aziende che privilegiano l’estensione dei pascoli all’intensità della catena di montaggio.

E ha promosso l’allevamento di razze autoctone, chianina e maremmana per i bovini, cinta senese per i suini. Animali che, peraltro, fanno da sempre parte integrante del paesaggio. Ne’ sono state dimenticate le produzioni tipiche: lardo di Colonnata, pecorino di Pienza, finocchiona, per citare alcune delle 302 prelibatezze inserite nella lista nazionale che assegnano alla Toscana un primato molto ambito (il Veneto, secondo, ne ha 205).
La Regione ha ora in campo un secondo progetto.

In questo caso si tratta del controllo dei mangimi animali che ha come obiettivo di scongiurare eventuali epidemie di mucca pazza e altre simili sciagurate congiunture. La prima fase ha interessato le razze chianina e maremmana, sono stati controllati 160 allevamenti e prelevati circa 140 campionamenti per la ricerca di farine animali che sono vietate, tutti con risultato favorevole, ovvero negativo. “Adesso”, ha concluso Leto, “stiamo lavorando alla fase 2: controllo più generale sui mangimi, sulla qualità del latte e sulle stesse industrie di mangimi”.

Questa seconda operazione sarà presentata ufficialmente il 28 a Firenze all’Istituto Zooprofilattico.

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