Un premio all’economista Giacomo Becattini

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
02 ottobre 2002 17:10
Un premio all’economista Giacomo Becattini

FIRENZE- Un premio ad un economista “il cui lavoro di analisi e di ricerca applicata al distretto industriale è citato come uno dei più importanti contributi italiani allo sviluppo della teoria economica”. Un premio ad un economista di fama internazionale legato a Prato, a Firenze (di cui è stato per alcuni anni consigliere comunale) e a tutta la Toscana. Stamani il presidente della Regione, Claudio Martini, ha consegnato il Pegaso d’Oro straordinario a Giacomo Becattini. “Il legame del professore con la nostra terra – ha sottolineato – affonda le radici nella cultura di un uomo che azzerderei definire di ‘stampo rinascimentale’, il quale fa del suo radicamento locale, del suo essere un toscano, un fattore di apertura verso il mondo esterno.

Il suo amore verso il modello di sviluppo economico e sociale della Toscana e l’avversione verso modelli astratti non lo portano infatti a negare l’esigenza di una continua analisi e di una riconsiderazione critica alla luce dei cambiamenti che sempre si susseguono nel sistema mondiale”. Il presidente Martini ha ripercorso brevemente l’esperienza professionale di Becattini: in particolare i suoi studi pioneristici all’inizio degli anni Settanta sul distretto industriale. “Allora – spega - si discuteva molto della crisi italiana: la grande fabbrica stava perdendo legittimazione, sia sul piano produttivo che su quello politico.

Non si escludeva certo che in una determinata fase dello sviluppo e in determinate realtà territoriali potessero coestire, accanto ai grandi colossi, realtà produttive fatte di piccole imprese e di imprenditorialità artigiane. Ma si riteneva che queste realtà fossero lo specchio di un ritardo strutturale, o forse della marginalità economica di un paese o di un territorio nei confronti di quell’economia mondiale che si stava affermando nelle sue connotazione globali”. “Ed è lì – sottolinea Martini - che Becattini interviene con il suo metodo e con la sua capacità interpretativa, rilanciando l’idea del distretto industriale non come immagine di un mondo passato e marginale ma come espressione attuale di una vitalità produttiva.

Becattini è convinto che quello che succede a Prato, e in linea più generale in gran parte della Toscana e di quelle regioni dell’Italia del Centro e del Nord-Est, sia una formula economica e sociale vitale che, specialmente in un periodo di crisi delle grandi organizzazioni, diventerà vincente”. “Ricordo ancora nitidamente – ha aggiunto Martini – un convegno dell’Oil, svoltosi a Firenze forse 10 o 12 anni fa, dove Becattini ed io, che allora ero sindaco di Prato, raccontammo degli strani movimenti da sempre in atto nel tessuto sociale pratese, dove un operaio o un artigiano tessile potevano diventare imprenditori, anche importanti.

Cosa che non poteva accadere a livello di Fiat o Pirelli”. A Becattini è stato consegnato un cavallo alato disegnato e realizzato dall’artista Marco Bagnoli. Nato a Empoli, dove vive e realizza le sue opere, Bagnoli ha iniziato a esporre a metà degli anni Settanta e rapidamente è divenuto uno degli esponenti più significativi dell’arte italiana. Per le sue opere utilizza molteplici mezzi espressivi, dalla scultura al disegno, dalla stampa alla pittura, dalla fotografia al video, dalla luce al suono e alla scrittura.

La sua è un’opera complessa, che richiede un’esegesi attenta ed è densa di sofisticati riferimenti culturali, occidentali e orientali, moderni e antichi, filosofici, religiosi e scientifici. Sue personali si sono tenute al Castello di Rivoli, al Museo Pecci di Prato, all'Ivam di Valencia. E' stato esposto a Documenta di Kassel, alla Biennale di Venezia, alla Biennale di Parigi, al PSl di New York, al Centro Pompidou di Parigi, al Museo Tokyo. In Toscana ha realizzato opere per mostre nella Cappella dei Pazzi, la Basilica di San Miniato al Monte, il Palazzo comunale di Siena, il Castello di Santa Maria Novella di Certaldo.
E’ lo scultore toscano Marco Bagnoli l’autore del Pegaso che è stato consegnato oggi all’economista Giacomo Becattini.

Con la sua scultura Bagnoli entrerà idealmente a far parte della rosa di grandi artisti di oggi che da dieci anni rappresentano il cavallo alato, simbolo della Toscana, per destinarlo ad alcuni tra i più grandi protagonisti della politica, della cultura, dello sport, a livello mondiale. Sino a oggi ben dodici artisti, da Venturino Venturi a Pietro Cascella, da Jorio Vivarelli a Luca Alinari hanno rappresentato il Pegaso. E così questo connubio tra il massimo riconoscimento della Regione Toscana e i maestri dell’arte in questi dieci anni ha permesso di creare una piccola galleria d’arte in costante evoluzione: Palazzo Bastogi ospita infatti un esemplare di ciascuna delle opere realizzate dagli artisti.

“Vedere le sculture del Pegaso una accanto all’altra – sottolinea l’assessore alla cultura della Regione Mariella Zoppi - consente di ‘ritrovare’ insieme sia gli artisti che li hanno realizzati sia i personaggi che sono stati premiati”. “L’artista – spiega l’assessore - pensa quell’opera espressamente per il suo destinatario, e trae ispirazione dalla sua vita, dalle sue qualità, dai suoi valori. Allo stesso tempo, però, egli offre idealmente, attraverso la sua opera, tutta la Toscana dell’arte, della creatività.

E’ per questo che, a mio avviso, la serie dei Pegasi rappresenta una piccola ma originale sintesi di un intero mondo culturale. Il nostro”.

La storia del Pegaso
Il Pegaso d’oro è stato istituito nel 1993 quale massimo riconoscimento assegnato dal presidente della Regione a grandi personalità che con la loro opera hanno contribuito alla crescita della comunità internazionale in campo politico e umanitario e dal 1998 è attiva una sezione straordinaria destinata a personalità che si siano distinte in settori specifici della società.

Tra i premiati di questi anni, Michail Gorbaciov, Jacques Delors, Leah Rabin, Yasser Arafat Arafat, e, da ultimo, il presidente del Senegal Wade. Nel 1997, accanto al Pegaso d’oro nasce il Pegaso straordinario che ha per destinatari personaggi che, partendo dalla Toscana, si sono affermati nel mondo per il loro impegno al servizio della cultura: è il caso di Mario Luzi, di Eugenio Garin, di Piero Farulli, e di Giacomo Becattini. Il Pegaso per lo sport è infine il riconoscimento che dal 1996 viene attribuito ad atleti che si sono affermati nelle massime competizioni internazionali: tra i destinatari delle passate edizioni, Fiona May, il team di Luna Rossa.

A dicembre il Pegaso verrà consegnato alla Ferrari.

Gli artisti e il Pegaso
Il primo Pegaso d’oro viene assegnato nel 1993 a Michail Gorbaciov. In quell’occasione, cosiccome l’anno successivo (Pegaso a Ethel Kennedy a nome della Fondazione Kennedy) il riconoscimento consiste in un piatto in argento con Pegaso in oro di Brandimarte. E’ dal 1995, quindi, che alcuni tra i più importanti artisti toscani si alternano nel rappresentare il cavallo alato. Il primo della serie è Jorio Vivarelli.

Lo scultore toscano, nato a Fognano di Montale (Pistoia), storico collaboratore di grandi architetti come Giovanni Michelucci e Oskar Stonorov realizza il Pegaso d’oro 1995 destinato a Jacques Delors. L’anno successivo tocca a Roberto Barni, pistoiese: il suo Pegaso ha un basamento con tre teste, che rappresentano le tre grandi religioni, cristiana, ebraica e islamica: è un Pegaso dedicato ai temi della tolleranza e della pace, pensato per testimoniare la delicata situazione medioorientale.

Il Pegaso viene consegnato infatti a Leah Rabin, in memoria del marito Yitzhak. Nel 1997 debutta il Pegaso straordinario per la cultura: l’opera destinata al grande maestro della poesia Mario Luzi, è frutto della creatività di Adriano Bimbi: l’anno successivo è invece Onofrio Pepe a realizzare il Pegaso straordinario per una delle figure più innovative del teatro mondiale che aveva scelto la Toscana come sua terra adottiva: Jerzy Grotowsky. Il 1998 è anche l’anno del Pegaso d’oro a Yasser Arafat: la scultura che viene consegnata al leader palestinese è opera di uno dei più grandi artisti contemporanei: Venturino Venturi.

Nel 1999 lo scultore pistoiese Luigi Galligani rappresenta il cavallo alato per Eugenio Garin, mentre nel 2000 l’inventore del microcredito Mohammad Yunus riceve la scultura realizzata da un artista di levatura internazionale come Pietro Cascella: abruzzese di origine, Cascella è toscano d’adozione (Vive a Fivizzano). Nel 2001 per la prima, e per ora unica volta, il Pegaso straordinario destinato al Fondatore della scuola di musica di Fiesole Piero Farulli è opera di un artista straniero: si tratta dello scultore Ivan Theimer, nato a Olomouc, nella Repubblica ceca.

Autore tra l’altro del Monumento ai diritti dell’uomo realizzato a Parigi in occasione del bicentenario della Rivoluzione, Theimer ha comunque un rapporto stretto con la nostra regione: la sua vita si sviluppa oggi tra Parigi e la Versilia. Sempre nel 2001 una scultura che ritrae il cavallo alato nell’attimo in cui si libra in aria, in posa arcuata a puntare il cielo, opera dell’artista lucchese Arturo Carmassi viene consegnata al Cardinale Silvano Piovanelli. L’ultimo Pegaso d’oro, attributo al presidente del Senegal Abdoulaye Wade, è infine opera di uno dei ‘nomi’ più significativi dell’arte contemporaeana italiana, il fiorentino Luca Alinari.

Siamo al 2002: Il Pegaso per lo sport è opera dell’artista Remo Salvadori il quale propone una versione speciale del Pegaso, un Pegaso che si trasforma in leocorno: del cavallo alato resta solo il segno al negativo del corno su una sottile e vibrante lastra d’argento. L’elenco ora prosegue con l’opera di Marco Bagnoli per l’economista Giacomo Becattini. Ma la galleria del Pegaso è destinata ancora a crescere.

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