Marco Parente al Teatro Studio di Scandicci, venerdì 8 febbraio 2002, ore 22.00

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
04 febbraio 2002 00:37
Marco Parente al Teatro Studio di Scandicci, venerdì 8 febbraio 2002, ore 22.00

Per lui sono stati evocati nomi forti, da Jeff Buckley a Caetano Veloso, dai Beatles a Robert Wyatt (merito della splendida interpretazione di Gharbzadegi nell’omaggio discografico dei CSI al mitico batterista dei Soft Machine?) Ha preso «9» nella pagella che i giornali hanno compilato dopo l’ultimo Pistoia Blues, lasciandosi dietro Jeff Beck e Pino Daniele, John Hammond e John Mayall : è Marco Parente, musicista, cantante e poeta, portatore di nuove sonorità e di nuova linfa poetica nel panorama non sempre entusiasmante della «nuova» canzone italiana.
Dopo aver stregato critica e pubblico con Eppur non basta, il primo cd realizzato «in proprio» (Parente aveva partecipato a due «classici» dei CSI come Ko del mondo e Linea gotica) e aver confermato un talento ben radicato con Testa, dì cuore, Marco Parente si presenta ora con un concerto-spettacolo - i cui brani ritroveremo nel suo nuovo cd - che dopo Pistoia attraverserà l’Italia ma che è soprattutto un progetto, ancora più ambizioso e probabilmente «miliare» per la musica italiana: si tratta di Paradiso, Inferno, Piano Terra, ovvero il viaggio, ascendente e discendente, di Marco Parente nella vita – mia e tua vita – e nel mondo – mio e tuo mondo -.

(Nel centro esatto della mia vita tua vita questo mio lavoro tuo lavoro, dice infatti un suo testo). » un viaggio a metà strada fra la terra e il cielo, ascendente e discendente al contempo, (con la testa all’in giù/cammino sul cielo. Ti amo al contrario), così come si conviene a qualcuno che vive davvero intensamente, con la testa e col cuore, e la vita e il mondo.
Un uomo solo, definitivo, si muove sul palco, da un pianoforte a una chitarra, da una chitarra alle mani e ai piedi, dai piedi alle tavole del palcoscenico.

Si muove, suona, canta, parla. Un dio gli fa eco – tuo dio, mio dio – gli sdoppia la voce – mia voce, tua voce – la incastra dentro rumori, ne fa rumore, la confonde, fonde e rifonde in sonorità intime, collettive, individuali, metropolitane e solitarie al contempo.
Ricorrendo anche alla collaborazione di due «maghi» come Marco Tagliola e Mamo Pozzoli (il primo ha lavorato con La Crus, Scisma, Afterhours, il secondo con Bluvertigo, Subsonica, Marlene Kuntz, Ustmamò, Carmen Consoli) Marco Parente mette in scena un one man show in cui vocalità stralunata, metriche originalissime (i testi di Work in regress sono stati pubblicati da City Lights Italia) e sonorità tanto inedite quanto affascinanti si fondono per dare vita ad uno spettacolo di rara suggestione e bellezza, dove il rock (un «rock da camera», ha scritto qualcuno) si fa poesia pura e pulsa di quell’energia vitale che accompagna viaggi così inquietanti/rassicuranti tra paradiso, inferno e piano terra:
» una visione carnivora che ho tutti i santi giorni il desiderio reale di un cuore diviso in due dal mondo dove mi affanno cieco in equilibrio su una linea.

A volte trovo un posto ed Ë il paradiso subito dopo l’inferno ma in fondo in fondo solo il piano terra dove stampo il calco del mio corpo per riconoscere riconoscermi nell’unico mondo possibile in ogni modo possibile: vivo!

Marco Parente nasce a Napoli nel 1969 e vive a Firenze fin dall'inizio degli anni '90. Come batterista, dopo alcune militanze in gruppi locali, partecipa alla realizzazione in studio di "Ko de Mondo" e "Linea Gotica" dei CSI. Alla fine del 1996 dà vita ad un progetto solista che lo vede impegnato come autore, arrangiatore, cantante e chitarrista.

Il suo disco d'esordio, "Eppur non basta", esce nel marzo '97 per la collana "Taccuini" del Consorzio Produttori Indipendenti. Un disco decisamente di ricerca, pur rimanendo nell'ambito della "canzone", che ha riscosso numerosi consensi di critica per l'originalità delle composizioni e degli arrangiamenti. Carmen Consoli, affascinata dal progetto fin dall'inizio, duetta con Marco nel brano "Oio". Mentre Marco inizia a registrare il suo secondo album, decide di partecipare al progetto "L'isola di Wyatt" dedicato a Robert Wyatt dal Consorzio Produttori Indipendenti.

A fianco dei La Crus interpreta "Gharbzadegi" e partecipa ad una serie di date dal vivo in cui sono coinvolti alcuni membri dei CSI, Manuel Agnelli degli Afterhours, Cristina Donà, Enrico Greppi e Finaz della Bandabardò.
Nel settembre 1998, il primo disco viene ristampato in un'edizione speciale, con una nuova copertina e due brani in più: "Oggi si ride" e "Gharbzadegi".
Il nuovo album, uscito nel novembre 2000, si intitola «Testa, di' cuore» . Undici nuovi episodi come undici storie di passione, disagio, sentimenti oscuri, intriganti malinconie in un album di "Rock da camera" che somma intuito e ragione.

A questo nuovo lavoro hanno collaborato Cristina Donà, che duetta con Marco nel brano "Senza voltarsi", e Giacomo Costa, artista fiorentino.
Nel 1998 inizia la sua collaborazione con City Lights Italia, presentando in anteprima il suo primo disco alla stazione Leopolda di Firenze. Nel 2000 partecipa al tour «PullMan My Daisy» con Ferlinghetti, Ed Sanders, Anne Waldman, John Giorno, Alejandro Jodorowsky e molti altri poeti e musicisti. Sempre con City Lights Italia, nel 2001 partecipa al festival «Fuck Art, Let’s Dance» accompagnando i readings di L.

Ferlinghetti (Fi, Piazza Signoria; Genova, Teatro della Corte) e nel Maggio 2001, all’interno di della rassegna «Delle cose nascoste fin dalla fondazione del mondo» (Fiesole/Firenze; gennaio/luglio 2001) presenta in anteprima il primo studio compiuto dello spettacolo «Paradiso, Inferno, Piano Terra» all’Anfiteatro romano di Fiesole, in occasione del quale City Lights Italia pubblica la raccolta degli ultimi suoi testi «Work in progress/Work in Regress».

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