Dalle Regioni un sostegno delle Pmi

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
05 dicembre 2001 22:10
Dalle Regioni un sostegno delle Pmi

Oltre 21 miliardi di euro nel quinquennio 1994-1999 dai soli fondi strutturali, senza contare gli oltre 1.200 milioni di euro dal Fondo europeo degli investimenti e dai programmi speciali decisi dopo il vertice del Lussemburgo sull’occupazione. L’Ue ha messo a disposizione delle oltre 800 mila piccole e medie imprese attive nei 15 Paesi membri un fiume di denaro. E nel nuovo programma quadro dell’Ue per il periodo 2000-2006, c’è un budget specifico di 1,8 miliardi di euro. Ma di questa massa di risorse il sistema delle Pmi italiane non sempre è riuscito a trarre i benefici sperati.
Il quadro completo delle opportunità offerte dalle politiche comunitarie è stato tracciato nel corso di un seminario svoltosi a Bruxelles per iniziativa delle cinque Regioni dell’Italia centrale (Toscana, Marche, Lazio, Abruzzo e Molise) al quale hanno preso parte oltre cento funzionari regionali e delle associazioni economiche.


In due giorni sono state tenute, dai dirigenti della Commissione europea, ben 17 lezioni che spesso non hanno lesinato le critiche, in particolare al sistema bancario italiano che frena l’accesso delle Pmi alle opportunità loro offerte dai programmi di cooperazione internazionale anche a fronte di cospicui finanziamenti comunitari (fino al 60-70% dell’intervento), le banche stentano a concedere i prestiti necessari per avviare o partecipare ai progetti.
Da qui l’orientamento delle Regioni di avviare una precisa politica di sostegno alle piccole e medie imprese, in particolare a quelle di nuova costituzione.
L’Assessore alle attività economiche della Toscana ha rilevato che il problema principale è di non aspettare il 31 dicembre 2006 per scoprire che i finanziamenti comunitari saranno finiti e che i nostri prodotti, privati degli aiuti europei, rischieranno di trovarsi fuori mercato.
Quindi occorre passare dalla fase dei sussidi a quella della costruzione di una competitività reale, anche usando strumenti tradizionali.
L’Assessore umbro, da parte sua, a rilevato che il commercio elettronico non decolla se non ci sono strade, ferrovie, aeroporti e logistica sufficienti per permettere il trasporto materiale dei beni venduti on line.
La Commissione Ue, quindi, auspica una forte azione dei governi locali anche perché, e stato osservato, spesso si ha la tendenza a chiedere a Bruxelles quello che a Roma non si fa.

Ciò è cosa sbagliata perché l’Ue non compirà mai un interventi diretto alle imprese, che resta competenza esclusiva dei governi nazionali e regionali, ma fornisce strumenti di politica comunitaria mirati a rafforzare la coesione, la ricerca, la cooperazione internazionale.

GV

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