La Madonna col Bambino di Filippo Lippi è tornata in Palazzo Medici Riccardi

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 ottobre 2001 23:26
La Madonna col Bambino di Filippo Lippi è tornata in Palazzo Medici Riccardi

17 ottobre 2001 – E’ tornata in Palazzo Medici Riccardi, dopo un attento restauro operato in collaborazione fra Provincia di Firenze – proprietaria dell’opera – Sovrintendenza ai Beni Artistici e Storici e Opificio delle Pietre Dure, la Madonna col Bambino di Filippo Lippi.
L’opera, una delle più conosciute del Rinascimento italiano, è stata ricollocata al primo piano del Palazzo, nella sala dedicata allo statista Sidney Sonnino che fa da anticamera al Salone di Luca Giordano. Ad ospitarla è una teca, progettata d’intesa con la Provincia di Firenze, che ha ritenuto necessario garantirle un luogo di esposizione più idoneo, dagli specialisti dell’Opificio e della Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici di Firenze, e realizzata dalla ditta Liz Faller di Bressanone, nella quale, indipendentemente dal clima ambientale, il tasso igrometrico interno rimarrà costante, contenendo così le tensioni del legno della tavola su cui è dipinta la Madonna e che rappresentano una notevole fonte di stress per lo strato pittorico.
La Madonna del Lippi nella sua nuova collocazione ed il suo restauro sono stati presentati questa mattina alla stampa in Palazzo Medici Riccardi dall’assessore provinciale alla cultura, Elisabetta Del Lungo, dal sovrintendente all’Opificio delle Pietre Dure, Cristina Acidini Luchinat, e dalla restauratrice Muriel Vervat.
Filippo Lippi (1406-1469) dipinse questa Madonna col Bambino presumibilmente intorno al 1442-43, con la tecnica della tempera su tavola.

L’opera misura un metro e 15 centimetri per 71 centimetri. Si suppone che abbia fatto inizialmente parte delle collezioni medicee e che da esse sia passata alla famiglia Riccardi quando questa acquistò il palazzo di Via Larga dai Medici. Trasferita dai Riccardi nella loro villa di Castelpulci, poi collocata nell’ex convento di San Salvi, la Madonna col bambino tornò in Palazzo Medici Riccardi per esservi esposta nel Museo Mediceo, al piano terreno. Subì un primo restauro nel 1972, sempre a cura dell’Opificio delle Pietre dure, e da allora è rimasta esposta nella sua attuale collocazione, al primo piano, che ha lasciato solo nello scorso aprile per il nuovo restauro.
Sul retro della tavola l’artista ha disegnato e ripassato a pennello una bellissima testa di santo, forse San Gerolamo.

Vi è anche un piccolo schizzo di un tabernacolo.

Il restauro
Prima della pittura le due assi di legno di pioppo (una larga cm.53,5, l’altra cm. 17,5) che, assemblate e incollate, costituiscono la tavola, erano state ricoperte su entrambe le facce da uno strato di gesso e colla. Questo trattamento di ingessatura, raro ma non unico, aveva la funzione di equilibrare i diversi movimenti del legno rispetto alle sollecitazioni atmosferiche. Normalmente il fenomeno naturale dell’ incurvatura del legno veniva ammortizzato grazie ad un sistema di traverse fissate sul retro del tavolato.

Nel nostro caso si può forse ipotizzare che l’opera fosse stata progettata per essere inserita in un altare che la contenesse e che lo spazio tra il retro del dipinto e la struttura fosse troppo esiguo per consentire l’uso delle traverse. È inoltre probabile che, malgrado l’alta qualità di esecuzione, il disegno del volto del Santo, che, come hanno chiarito le indagini scientifiche effettuate in occasione di questo restauro, era stato prima abbozzato a carboncino e poi rifinito a pennello, non fosse nato per essere visibile.
Con il variare della destinazione originaria e il cambiamento di esposizione, nel corso del tempo, l’opera si è progressivamente deteriorata: il supporto si è leggermente incurvato provocando un indebolimento progressivo della superficie del lato posteriore.
Con il restauro si è intervenuti su entrambe le facce dell’opera.


Sul lato della Madonna col Bambino si è gradualmente assottigliato lo strato di vernice alterato fino ad ottenere un corretto livello di leggibilità della scena.
Per quanto riguarda il retro della tavola, la situazione da affrontare appariva più complessa: si notavano distacchi e cadute recenti dello strato preparatorio, e vistosi sollevamenti, concentrati principalmente sul volto e nella zona centrale, punto di maggiore sollecitazione del legno; inoltre la superficie stessa del gesso, di aspetto arido e poroso, tendeva a sfarinarsi al tatto.

Per un’analisi più precisa si sono prelevati, in punti diversi della superficie, due microcampioni di colore che sono stati sottoposti ad analisi chimiche specifiche; si è così individuato nel degrado estremo delle proteine della colla animale (legante del gesso) il responsabile, accanto ai movimenti del legno, dell’indebolimento del colore. Per consolidare il film pittorico, con una siringa si è allora fatta penetrare nello spazio tra il colore ed il legno della colla di gelatina purissima.

Con l’ausilio di pesi, si è quindi fatto nuovamente aderire il colore al supporto. L’operazione è stata ripetuta per cinque volte. Questa fase del lavoro ha richiesto particolari accorgimenti per non macchiare il colore con l’adesivo e non creare, per un eccesso di pressione, dei dislivelli di superficie.
Dopo aver eliminato tutte le stuccature, si sono ricostruite le parti mancanti con stucco simile a quello originale. Data la vastità delle cadute di colore, per creare un maggior collegamento visivo tra l’originale e la nuova stuccatura si sono riprodotte con il gesso le caratteristiche della superficie del dipinto, imitandone lo stato di invecchiamento.
Il restauro pittorico è stato realizzato con acquarelli e gouache, riequilibrando le abrasioni con delle velature ed integrando le mancanze con la tecnica della selezione cromatica.

Si è cercato di riequilibrare esteticamente le zone più danneggiate con quelle che hanno maggiormente conservato la loro integrità, pur nella consapevolezza che, sul volto del Santo, i danni hanno alterato irrimediabilmente non solo il colore ma anche il carattere di alcune forme immaginate dal pittore.

Filippo Lippi
Nacque a Firenze nel 1406 circa. A quindici anni prese i voti nel convento del Carmine, dove vide Masaccio lavorare alla cappella Brancacci, e le sue prime opere risentono della lezione del maestro.

Dopo un periodo trascorso a Padova rientrò a Firenze e dal 1437 si hanno notizie certe della sua attività pittorica. Fra le sue opere più note di questo periodo l’Annunciazione della Chiesa di San Lorenzo a Firenze, l’Incoronazione della Vergine degli Uffizi, il tondo con la Madonna col Bambino e storie di Sant’Anna di Palazzo Pitti, la Madonna col Bambino e due Angeli pure agli Uffizi. Cappellano di un convento a Prato, vi si innamorò di Lucrezia Buti, che rapì nel 1456 e da cui ebbe un figlio, Filippino, che fu anche lui famoso pittore.

La relazione fu resa legittima da Pio II, che su intercessione di Cosimo de’ Medici sciolse i due dai voti. Nel periodo trascorso a Prato affrescò la cappella maggiore del Duomo di quella città. Morì nel 1469 a Spoleto, dove lavorò agli affreschi dell’abside del Duomo.

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