La Toscana lancia la sfida del diritto al cibo genuino

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 luglio 2001 16:33
La Toscana lancia la sfida del diritto al cibo genuino

FIRENZE La qualità come arma per combattere la cultura omologatrice del fast-food, per coniugare ragioni dell’economia, tradizioni agroalimentari e ambiente, per tutelare le produzioni del Sud del mondo, minacciate dalle tecniche di laboratorio e dalla corsa ai brevetti delle grandi multinazionali. E’ questa la sfida lanciata dalla Toscana su uno dei temi cruciali – il diritto al cibo, ma anche il diritto ad un cibo salubre e genuino – sollevato dai movimenti critici nei confronti degli attuali processi di globalizzazione.

Un tema che sarà al centro del confronto in programma per il 18 luglio a San Rossore.
La Toscana si presenta come la prima e unica regione italiana ad essersi dotata di una legge che vieta la coltivazione e la produzione di specie che contengono organismi geneticamente modificati. E’ anche la prima regione italiana per numero di prodotti “tradizionali”: ben 366 ufficialmente riconosciuti sulla base della legislazione nazionale. Non solo: è una delle regioni che maggiormente hanno sostenuto il passaggio all’agricoltura biologica – ben 1.804 aziende registrate, con un aumento del 165 per cento negli ultimi tre anni e addirittura del 6 per cento negli ultimi tre mesi, e centinaia di altri operatori ancora in “lista d’attesa”.
“Salubrità, genuinità, tipicità di quanto finisce sulle nostre tavole sono diritti del consumatore che non possono essere messi in discussione e che anzi richiedono un di più di regole e di controlli a tutti i livelli – spiega il presidente della Regione Toscana, Claudio Martini – La nostra esperienza ci conferma che si può imboccare una strada diversa rispetto a quella delle grandi produzioni di massa, delle tecniche di laboratorio che tagliano i legami profondi con il territorio, degli alimenti a costi contenuti ma deprivati di sapori e di odori, di un produttivismo esasperato responsabile di crisi quali il vino al metanolo, la mucca pazza o i polli alla diossina.

E’ quella della qualità, della difesa delle tradizioni contadine, di un’innovazione attenta e sempre rispettosa. E’ questa la formula che ha fatto della stessa origine toscana dei prodotti una sorta di marchio apprezzato e ricercato in tutto il mondo. Ma sono convinto che questa sia la strada che l’Europa è chiamata complessivamente a percorrere, per reggere all’urto delle grandi multinazionali così come per togliere terreno alle produzioni del Sud del mondo. La Toscana – conclude Martini – intende comunque accreditarsi sempre di più come una regione leader nel sostegno alla qualità e alla sicurezza agro-alimentare”.
Un altro impegno concreto è quello contro gli Ogm.

La Toscana non si è fermata alla approvazione di una legge, ma ha anche promosso una dura battaglia a Bruxelles sull’ipotesi di vino transgenico e affontato il problema – sempre delicato – dei controlli con un apposito regolamento. Quest’ultimo consentirà di mettere in cantiere programmi annuali di sopralluoghi nelle aziende, prelievi di campioni, analisi documentali. I controlli saranno esercitati anche sui luoghi di produzione e commercializzazione delle sementi e riguarderanno in particolare specie considerate “a rischio” quali il mais, la soia, la colza, la barbabietola, il pomodoro, il tabacco, la patata, la vite.

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