Fondazioni bacarie: "Il Tar del Lazio ha già spiegato a Visco il valore dei suoi atti"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
29 maggio 2001 13:52
Fondazioni bacarie:

"Si dice spesso che l’Italia è un paese che con la creatività affronta e risolve tanti problemi -interviene la capogruppo Ds al Consiglio comunale di Siena, Anna Carli- Forse il Ministro Visco voleva dimostrare di essere all’altezza di questa fama quando ha emanato gli ultimi provvedimenti sulle incompatibilità dei componenti degli organi delle Fondazioni bancarie. E’ da auspicare che gli interrogativi posti dal Ministro Bassanini trovino risposta prima che l’attuale Governo lasci Palazzo Chigi.

E si tratta davvero di risposte importanti. Non tanto e non solo perché riguardano singole situazioni che hanno bisogno di un quadro certo per salvaguardare le prerogative di interi territori ed il valore di ingenti patrimoni. Ma soprattutto perché è necessario che Governi e forze politiche che si collocano nel centro-sinistra siano garanti del rispetto della volontà del Parlamento e dell’autonomia riconosciuta a soggetti pubblici e privati, istituzionali e non.
Il Tar del Lazio ha già detto al Ministro Visco che i suoi atti di indirizzo non possono interpretare leggi e decreti stravolgendoli.

Questi atti potevano eventualmente servire per dare indicazioni interne al Ministero per valutare la rispondenza fra gli Statuti e quanto richiesto dal Parlamento e dal Governo.
Oggi, quando le Fondazioni hanno natura di diritto privato e regole di vita certe che derivano dagli Statuti appena approvati, l’Autorità di Vigilanza, le cui funzioni sono per alcuni aspetti esaurite, interviene pensando di condizionare non solo le Fondazioni, ma anche soggetti esterni ai quali la legge ha riconosciuto il diritto di designazione e di nomina dei componenti i vari organi delle stesse.
Per il 31 maggio è convocata una riunione dell’Acri che affronterà la questione: è auspicabile che i provvedimenti siano respinti sul piano del merito e del metodo.
Accettare, appena approvati gli Statuti, un’incursione di questo genere da parte dell’Autorità di Vigilanza significherebbe per le singole Fondazioni, interessate o meno direttamente dai provvedimenti, abdicare alla propria autonomia anche per il futuro, accettando per questa via di divenire da subito soggetti a "sovranità" limitata.


La rozzezza giuridica degli atti, le contraddizioni interpretative emerse immediatamente anche a livello del Ministero del Tesoro tra chi parlava secondo la logica di uno stato di diritto ed il Ministro che forniva l’interpretazione "autentica", non lasciano comunque dubbi.
L’attacco è a quelle Fondazioni e a quei territori che vogliono valorizzare i propri patrimoni, la propria classe dirigente, individuando percorsi che nel campo dell’economia del terzo settore, ma soprattutto nel settore della finanza, portano ad una democrazia economica che ridistribuisce poteri e crea nuovi punti di riferimento e di aggregazione.

Allora servono anche regole che ostacolino i singoli, le persone, soprattutto se queste sono in grado di realizzare i progetti con il consenso. Per questo si scomodano anche vecchie leggi invocando in modo assurdo funeste influenze".

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