Una donna di 64 anni in coma all'ospedale di Careggi per sospetta Mucca pazza

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 novembre 2000 22:13
Una donna di 64 anni in coma all'ospedale di Careggi per sospetta Mucca pazza

Una donna di 64 anni è ricoverata in stato di coma nel reparto di neurologia dell'ospedale fiorentino di Careggi con diagnosi di sospetta sindrome di Creutzfeldt-Jakob. Nel frattempo, in attesa che sia chiarita la natura dells indrome, il Comune sospende per "eccesso di precauzione" la distribuzione di carne rossa nelle mense scolastiche.
Non c'e' nessun "allarme rosso" in Toscana sulla encefalopatia spongiforme bovina, il cosiddetto "morbo della mucca pazza", ma questo non significa, avverte l'assessore al diritto alla salute Enrico Rossi, che sia stata abbassata la guardia.

I servizi veterinari delle Asl mantengono il livello di vigilanza e controllo previste dalle normative comunitarie e nazionali in vigore dal 1 ottobre scorso. Quindi nelle sedi di macellazione o di sezionamento vine mantenuto l'obbligo di distruzione per i materiali a rischio: il cranio, inclusi cervello e occhi, le tonsille, il midollo spinale e l'ileo di tutti i bovini di eta' superiore ai 12 mesi, qualunque sia la loro provenienza. Per i bovini provenienti dalla Gran Bretagna, Irlanda del Nord e Portogallo il trattamento di eliminazione si applica anche all'intera testa, il timo, la milza, parte degli intestini e la colonna vertebrale degli animali di eta' superiore ai 6 mesi.

Questo tipo di misure erano gia' state applicate dal giugno 1998 per le bestie di povenienza "a rischio", come il Regno Unito e la Francia.
Sul versante dei mangimi, in Italia e' in vigore dal 1989 una direttiva ministeriale che vieta l'utilizzo di sottoprodotti di mammiferi come componenti di mangimi destinati ai ruminanti. Resta, conclude Rossi, l'attenzione di tutti i servizi di prevenzione toscani all'evolversi della situazione, di cui sara' fornita ampia infrmazione ai cittadini.
‘’Nessun rischio per le carni che vengono distribuite agli alunni delle scuole materne, elementari e medie inferiori del Comune di Firenze’’.

Lo ha detto l’assessore alla pubblica istruzione Daniela Lastri ricordando che i controlli sulla carne cucinata dalle mense dirette e da quelle che hanno vinto gli appalti, ‘’sono da sempre molto rigidi. Inoltre la ‘carne rossa’ viene servita nelle mense fiorentine solo una volta al mese, e non c’è quindi alcun problema di continuità’’. In ogni caso, ‘’solo per un eccesso di prudenza e non certamente per creare altri allarmismi, in questo periodo la ‘carne rossa’ sarà sostituita con ‘carne bianca’ nel menù di tutte le scuole - ha concluso l’assessore – in attesa di eventuali ulteriori decisioni da parte del Governo nazionale’’.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito: "Per essere precisi si tratta della sindrome di Creutzfeldt-Jakob, una malattia simile nei sintomi e nella patologia alla variante umana del morbo della mucca pazza: almeno questo continuano a dirci le autorita' sanitarie italiane, che ci ricordano anche che sono circa 50 all'anno i casi del genere nel nostro Paese.

Ma noi non ne siamo tanto sicuri, perche' da osservatori e attenti quali siamo, non possiamo notare che la certezza non c'e' neanche nelle autorita' sanitarie. Infatti, in questo caso, come negli altri, ai parenti vengono fatte tutta una serie di domande sulle abitudini alimentari del malato, che sono tipiche per la individuazione della variante umana della Bse (se mangiava molta carne bovina ....). Tra l'altro di questa Creutzfeldt-Jakob, si sa solo quali sono i sintomi e la patologia, ma non da dove venga: in assenza di certezze, non ci sembra di essere azzardati nel credere che il metodo della comparazione del manifestarsi della malattia abbia una certa rilevanza.

Tra l'altro non viviamo in una campana sterile di vetro, ma a contatto strettissimo, continuo e ad alto rischio con Paesi come Francia, Svizzera e Gran Bretagna, dove, non filosofeggiando sulle differenze tra Creutzfeldt-Jakob e variante umana della Bse, sono gia' scattati diversi provvedimenti restrittivi.
La cosa piu' grave, in Italia, e' che il decreto ministeriale in materia parla solo del 1 aprile 2001 come data in cui si potrebbe pensare a qualche forma di restrizione delle importazioni: incredibile, ma vero.
Lo ripetiamo: l'unica forma di sicurezza e' l'embargo immediato non solo per la carne, ma per tutti i prodotti di origine bovina che vengono fabbricati in Francia, Gran Bretagna, Svizzera e Portogallo.

Non solo, ma siccome le nostre autorita' stanno troppo temporeggiando, c'e' poco da fidarsi: per cui cominciamo subito a non mangiare carne bovina, anche perche' le etichette di questo prodotto, oggi, ci dicono solo dove e' macellato l'animale, ma non da dove viene.
Il caso della signora fiorentina e' molto grave, anche perche' la Toscana non e' nuova al manifestarsi di queste situazioni: a mente ricordiamo casi simili e recenti a Empoli e Pistoia, e ci viene una domanda: non e' che questa regione, piu' che altre, ha "smaltito" carni e prodotti sospetti?
Sicuramente sentiremo tuonare tutte le autorita' possibili e immaginabili -oltre alle corporazioni di categoria- che butteranno acqua sul fuoco, ma la signora sta per morire all'ospedale di Careggi, non a quello di un paesino del Galles o della Bretagna.
Perche' rischiare? Siamo tutti coscienti che la migliore cura e' la prevenzione, ma non quando il male gia' si manifesta, ma solo molto, ma proprio molto prima? E abbiamo l'impressione che gia' questo "prima", sia un po' superato ...."

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