I preti fiorentini Santoro e Fanfani scrivono una lettera al Cardinale Piovanelli sulla xenofobia espressa da alti prelati

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
31 ottobre 2000 21:46
I preti fiorentini Santoro e Fanfani scrivono una lettera al Cardinale Piovanelli sulla xenofobia espressa da alti prelati

"Caro Vescovo e Cari confratelli preti,
è a Voi che scriviamo per manifestarvi il nostro disagio e il nostro disappunto rispetto al documento Dominus Iesus della congregazione per la dottrina della Fede e alla lettera pastorale del Card. Biffi di Bologna. Seppur riguardanti argomenti diversi questi documenti urtano ed indignano la nostra sensibilità di uomini, di credenti (anche se cominciamo ad avere qualche dubbio) e di preti della Chiesa cattolica; in questo modo di presentare e di possedere la Verità non ci ritroviamo e non ci riconosciamo e a questo tipo di Chiesa, con queste modalità e arroganze, non vogliamo appartenere.
Abbiamo in mente un testo bellissimo di Claverie, monaco e Vescovo (sarà autorevole anche lui nello stesso modo degli altri?), ucciso in Algeria negli anni 90, che dice così: “nella mia esperienza della chiusura, della crisi e poi dell’emergere dell’individuo sono giunto alla convinzione personale che non c’è umanità se non al plurale; e che quando pretendiamo (e all’interno della Chiesa ne abbiamo triste esperienza nel corso della nostra storia) di possedere la Verità e di parlare a nome dell’umanità, cadiamo nel totalitarismo e nell’esclusione.

Nessuno possiede la verità.
Nessuno possiede la verità, ognuno la ricerca: ci sono certamente verità oggettive, ma che vanno al di là di noi tutti alle quali non si può accedere se non attraverso un lungo cammino, ricomponendole a poco a poco, prendendo da altre culture e da altri gruppi umanitari, quello che altri hanno acquisito, hanno cercato nel loro cammino verso la verità. Io sono credente. Credo che ci sia un Dio, ma non ho la pretesa di possederlo; neppure attraverso Gesù, che me lo rivela, né attraverso i dogmi della Chiesa.Dio non si possiede, non si possiede la verità.

Io ho bisogno della verità degli altri”.
E’ bello sentire un Vescovo parlare così: è l’esperienza concreta della Kenosis, della marginalità, della faticosa e affascinante convivenza con l’altro che fa Claverie capace di dire cose così grandi!
Ben diverso invece l’autorità a tavolino del Card. Ratzinger e del Card. Biffi; è facile riaffermare come indefettibili certe verità di fede facendo un collage di frasi di un documento e di un altro, di frasi della parola di Dio estrapolate dal contesto vitale in cui sono nate.

Nello stesso modo si potrebbe dire l’esatto contrario... non è così? Non c’è vita, non c’è amore in questi imperativi!
Quella della Congregazione è la richiesta di un’accettazione supina e acritica della verità cattolica di fede, offesa grande per il cammino di verità di tanti uomini di altre fedi e di altre religioni. Sicuramente esistono delle verità oggettive ma non si può avere la pretesa di possederle, conoscerle e comprenderle tutte: c’è un Mysterium che va al di là delle nostre certezze, delle nostre superbe sicurezze, delle nostre appropriazioni indebite.
Se il Dio della chiesa cattolica è il Dio che spiega e di cui parla Ratzinger, noi allora pensiamo di essere atei: Il Dio che abbiamo imparato a conoscere ed amare stando dentro la vita delle persone e della storia è un Dio Babbo e Mamma, capace di tenerezza infinita, di amore senza misura, di libertà sconfinata, è un Dio libero e liberante che attraverso Gesù Cristo ribadisce il Suo affetto profondo per l’umanità, un Dio spogliato della sua Onnipotenza e partecipe come compagno (cum panis) di strada della vita degli uomini.

Questo è l’unico Dio che sentiamo di sperimentare e ci sembra di intravedere “come a tentoni”, insieme ai miei fratelli e sorelle che sono i miei compagni di avventura in questo pezzetto di storia.
I modi, le forme, le citazioni, l’arroganza dei documenti della congregazione e del Card. Biffi sono un’offesa e un insulto al nostro essere uomini credenti in cammino e uno scandalo per l’esperienza di tante persone e chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui, che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino e fosse gettato negli abissi del mare (Mt 18,6).
Queste parole di Gesù ci hanno convinto a buttare nella fossa e al macero questi documenti, continuando a camminare per realizzare il sogno di Dio facendo a meno di queste parole per noi così amare, scandalose, pesanti ed inutili.
Questo è quanto sentivamo giusto farTi sapere e far conoscere ai diretti interessati (a cui manderemo questa lettera per conoscenza), in modo che Tu, come nostro Vescovo, sappia quello che pensiamo e che siamo.
Questo è quanto dovevamo ai nostri Confratelli preti perché vorremmo capire anche da loro quale è stata e se c’è stata meraviglia, indignazione e rabbia di fronte a questi documenti". Rinnovando la nostra filiale obbedienza.

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