Il Comune di Firenze è entrato nella spa Publiacqua

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
04 luglio 2000 13:47
Il Comune di Firenze è entrato nella spa Publiacqua

Il Comune di Firenze e' entrato nella spa Publiacqua, con una quota del 32,22%, spuntando anche una partecipazione maggiore rispetto a quanto era riuscito alla Giunta precedente. Publiacqua e' una sorta di societa' pubblica comprensoriale, dove la presenza delle amministrazioni comunali e' percentualizzata rispetto alla popolazione stanziale e di transito.
Sul tema Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito:
"Niente di particolare rispetto a quello che succede a livello nazionale, perche' la tendenza generale e' quella di consolidare la presenza dello Stato nell'economia.

E l'amministrazione centrale o lo fa direttamente o lo lascia fare agli enti locali. Poco importa se in campagna elettorale e in quasi tutti i momenti pubblici, ci viene ripetuto che l'economia deve essere privatizzata e, poi, liberalizzata, perche' il business che viene creato per chi e' eternamente gestore della cosa pubblica, ci viene presentato come a fin di bene per tutti e come un argine a "privatizzazione selvaggia" e altrettanta "liberalizzazione selvaggia": potenza del linguaggio mistificante degli statalisti.

Il regista dell'operazione fiorentina e' un assessore del partito di Armando Cossutta e Nerio Nesi, che, di politiche stataliste di staliniana memoria, sembra proprio che se ne intendano.
Tra l'altro, proprio ieri, Dario Cossutta, amministratore delegato di Sviluppo Italia, il cui pensiero economico e' immortalato dal suo cognome, ha sottoscritto l'aumento di capitale della Valtur, che fino a ieri, era controllata al 21% dalla nuova agenzia statale. Non solo, ma sborsando 40 miliardi ha aumentato la percentuale fino al 30%.

Alla faccia della dismissione della presenza e della gestione dello Stato dall'economia.
Un fatto, questo di Sviluppo Italia, che, pur nella sua diversa dimensione, si ascrive nella politica dell'altrettanto economista statalista fiorentino. E sembra proprio che siamo in queste mani, con tanto di conferma dalle scorribande del ministro Niesi che, a furia di mettere paletti per il controllo dello Stato qui e la', sta diventando una sorta di "ammazzavampiri", dove, ovviamente, il vampiro, succhiasangue, e' il capitalismo selvaggio, il mercato selvaggio, l'imprenditoria da Far West, cioe' tutti quegli ambiti che, se guardati senza preconcetti, depurandoli degli aggettivi, darebbero lo specchio della situazione piu' promettente in Italia, con i lavoratori atipici, le micro e piccole imprese, Internet: tutto cio' che, insomma, oggi tira in economia.
Quello che succede con il capitalismo di Stato e' lo stesso che succede con la fiscalita' di Stato: fiore all'occhiello di questo o quel Governo per la sua diminuzione, ma semplicemente demandata alle amministrazioni locali, che ne fanno man bassa, aumentando a dismisura costi dei servizi e ritenute fiscali (l'Ici e' solo la punta di un iceberg).
Cosa cambiera' per gli utenti obbligati di questo servizio? Niente, perche' continueranno a non potersi scegliere il fornitore idrico rispetto a qualita' ed economicita' del servizio.

A Firenze continuera' il sistema arcaico di lettura e riscossione (la responsabilita' del fornitore solo fino al palazzo/condominio e non sino all'utente finale) con intermediari che -fatti di cronaca giudiziaria alla mano- non sono stati sempre limpidi nella loro inutile mediazione, e con -ieri il Comune, oggi Publiacqua- che faranno pagare tutte le loro incapacita' agli utenti, vessandoli come in passato. E tutto questo perche' sara' impossibile applicare uno dei piu' elementari pilastri dell'economia di mercato, "chi sbaglia paga e avanti un altro": chi dovrebbe controllare -l'amministrazione pubblica- lo fara' sul suo stesso operato, perche' e' lei stessa azionista della Publiacqua.

I controllori che controllano se stessi non sono sintomo di democrazia economica e diritti dei consumatori, ma solo espressione di statalismo e di sudditi".

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