A Seravezza prosegue con successo la mostra “Le vie del sole”.

Al Palazzo Mediceo di Seravezza fino al 7 settembre 2014 una mostra dedicata ai pittori della scuola di Staggia, precursori dei macchiaioli.

Alessandro
Alessandro Lazzeri
03 agosto 2014 23:24
A Seravezza prosegue con successo la mostra “Le vie del sole”.

Una mostra che ha colto nel segno, con sempre più pubblico (uno degli ultimi visitatori illustri è stato il grande Andrea Bocelli), e apprezzamenti da parte della critica e che ha permesso la riscoperta di un gruppo di pittori dell’Ottocento, fino ad oggi poco studiati. E’ questa la mostra “Le vie del sole. La scuola di Staggia e il paesaggio in Toscana fra Barbizon e la macchia”, esposta fino al 7 settembre nello splendido Palazzo Mediceo di Seravezza in Versilia (Lu), Patrimonio Mondiale Unesco.

Un’esposizione curata da Nadia Marchioni e organizzata dalla Fondazione Terre Medicee e dal Comune di Seravezza e un comitato scientifico presieduto da Carlo Sisi, uno dei più importanti studiosi di arte italiana dell’Ottocento. Il percorso espositivo raccoglie sessanta opere di quei pittori che, dal 1853 nelle campagne di Staggia vicino a Siena, abbandonarono un approccio “accademico” al paesaggio, per anticipare una visione più personale e quotidiana della natura che culminerà poi nel movimento dei “macchiaioli”.

Si tratta di un nucleo di opere molto importanti e in parte inedite provenienti da musei e gallerie importanti come la Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, la Pinacoteca di Brera, il Museo Stibbert, il Museo di Capodimonte di Napoli, il Museo Civico di Pistoia. Questo gruppo di artisti, definiti informalmente nel 1873 da Telemaco Signorini come “Scuola di Staggia” e che secondo i ricordi dello stesso artista tentarono “Le vie del sole”, si era riunito intorno ai pittori di origine ungherese Carlo Markò junior e a suo fratello Andrea, figli di quel Carlo Markò senior che nel suo atelier fiorentino dagli anni Quaranta, aprì una propria scuola di paesaggio. Insieme a loro artisti come Emilio Donnini e Serafino De Tivoli e poi Carlo Ademollo, Lorenzo Gelati, Alessandro La Volpe, Curio Nuti e Michele Rapisardi. Una produzione fino adesso poco conosciuta ma che rappresenta un momento cruciale nel rinnovamento della pittura del paesaggio in Toscana e che prese ispirazione dei pittori francesi della scuola di Barbizon che, a partire dalla fine degli anni Venti dell’Ottocento, nei pressi di Parigi riuscirono, ritraendola dal vero, a rivoluzionare la pittura di paesaggio.

Nella mostra sono esposti proprio per la prima volta al pubblico sei straordinari dipinti, messi a disposizione da un prestatore privato, dei protagonisti di questa “scuola”, fra cui Charles-Françios Daubigny, Narcisse-Virgile Diaz de la Peña, Jules Dupré, Constant Troyon. Il cuore della mostra è però costituito dalle opere della “scuola di Staggia” dove si coglie in pieno la nascita di una nuova sensibilità: il paesaggio non è più l’ideale natura composta in studio secondo, codificate leggi accademiche, né la ricerca di sublimi effetti romantici; l’emozione dell’artista di fronte alla natura si raccoglie in abbreviate visioni di ruderi o cascinali nella campagna, sul greto di un torrente, presso un abbeveratoio o una strada polverosa che scompare nel fitto del bosco. Dipinti dove la realtà viva e pulsante è evocata con inedita libertà.

Opere come quelle di Markò, Altamura, De Tivoli, Gelati, Donnini, La Volpe e Nuti tra cui una vera e propria riscoperta: “Il castello di Staggia” di Alessandro La Volpe (dal Museo di Capodimonte) restaurato per l’occasione, ma anche altri dipinti che permettono di seguire la geografia del paesaggio toscano, stagione dopo stagione, secondo gli spostamenti di questi artisti. La campagna senese, la Valle del Serchio e le maestose Alpi Apuane, ai cui piedi Seravezza, sovrastata dalle cave di marmo e dall’arco naturale del Monte Forato, fu tappa prediletta, in diversi momenti, di De Tivoli, Gelati, Donnini e dei Markò, che strinsero con Seravezza un vincolo speciale.

Per rilevare quest’aspetto, nella prima sala del Palazzo Mediceo, è possibile vedere per la prima volta l’enorme tela realizzata da Andrea Markò come fondale scenico del locale teatro che rappresenta la Disfida di Barletta. Nel cortile di Palazzo Mediceo e nel grande prato adiacente si possono poi ammirare le grandi e affascinanti sculture in marmo dello sculture friulano Giorgio Eros Morandini che sintetizzano bene lo stile di Morandini che basa la sua scultura astratta sui temi dell’onda e del vento, e che si pongono in stretto rapporto con l'imponente architettura cinquecentesca del palazzo e che completano il percorso artistico del Mediceo. La mostra “Le vie del sole” è aperta sino al 7 settembre 2014 nel Palazzo Mediceo, Viale L.

Amadei, 230 Seravezza (Lu). Informazioni: Fondazione Terre Medicee, ufficio mostre: tel. 0584.757443, sito web: www.terremedicee.it - bookshop@terremedicee.it

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