"Canto per il sangue dimenticato", un film e un libro: presentazione a Castell'Azzara il 13 Settembre

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 settembre 1999 15:57

"Avevo un bimbo solo, l'avete ammazzato". Fu il grido straziante di una mamma, con il cuore per sempre segnato dal lutto terribile della strage di Niccioleta, il giorno del processo nel marzo del '48, a Pisa, contro gli infami autori di questo massacro, che il 13 giugno del 1944 spezzò la vita di 83 minatori della Montedison, fucilati dai nazifascisti in una cava vicino a Castelnuovo Val di Cecina. Tutta gente che proveniva in gran parte dall'Amiata, emigrata nelle Colline Metallifere in cerca di lavoro.

Furono proprio le testimonianze delle vedove di Castell'Azzara e di Selvena e degli scampati al massacro che nel processo di appello del '49, a Firenze, inchiodarono alle loro responsabilità Aurelio Nucciotti e Pasquale Calabrò, delatori abituali e causa diretta della strage, e Luigi Picchiotti, unico riconosciuto tra i rastrellatori. Altri cinque imputati furono assolti per insufficienza di prove. Sconosciuti i mandanti, sconosciuti gli italiani che trucidarono gli italiani.
"Un processo inutile, la giustizia offesa, l'umanità offesa, Niccioleta una ferita ancora sanguinante, un caso da riaprire".

Con queste terribili parole si conclude il film documentario "Canto per il sangue dimenticato", ideato e realizzato dal regista Luigi Faccini insieme ai giovani di Castell'Azzara, di Selvena e dei paesi vicini, ai Comuni, ai testimoni ed ai parenti sopravvissuti. Una testimonianza umile, semplice e insieme grandiosa di un episodio che ha segnato di sangue e per sempre la storia della Maremma, della Maremma degli "uomini del buio", dei minatori.
Il progetto del film viene promosso dal Comitato di iniziativa popolare 13 giugno 1944 e delle famiglie delle vittime della Niccioleta di Castell'Azzara, nel 1994.

In occasione del 50° anniversario della strage si volle cercare una forma di ricordo e contemporaneamente di analisi di un periodo storico. Nacque un laboratorio cinematografico condotto dal regista Luigi Faccini insieme ai giovani di Selvena e Castell'Azzara e dei paesi vicini, poi il progetto del film fu presentato all'approvazione del Comitato per il 50° della Resistenza e della Liberazione in Toscana Il Comitato provinciale per le celebrazioni del cinquantenario della Resistenza e della Liberazione fece propria l'iniziativa e, con un ruolo centrale e di coordinamento della Provincia di Grosseto e il concorso di enti pubblici e istituti di credito, prese il via nel 1997 la vera e propria produzione.


"Canto per il sangue dimenticato" è stato proiettato l'anno scorso in prima visione al cinema Marraccini di Grosseto, stracolmo di giovani. Altre proiezioni sono state organizzate nei Comuni protagonisti.
L'episodio dell'eccidio di Niccioleta è il fulcro, il motore del racconto del film, ma non è il film. La pellicola, infatti, non si ferma alla strage, racconta anche gli ultimi momenti della guerra, prima dell'arrivo degli alleati, della ritirata nazista, di quello che costò agli italiani; è anche la storia di una grande azienda, la Montecatini, e soprattutto dei minatori, uccisi dalla stessa miniera o dalla silicosi, che mettevano ogni giorno a repentaglio la vita per garantire alla propria famiglia uno stipendio tutti mesi, che scambiavano la loro salute per una ricchezza di cui avrebbero goduto solo i figli e i nipoti, lasciando pensioni vedovili e strade aperte verso scuole e università.

"Canto del sangue dimenticato" non è, dunque, soltanto un omaggio alle vittime di Niccioleta, ma è anche un pretesto per capire la lotta dei partigiani per la conquista della libertà e i rapporti tra settori economici e potere politico.
La Provincia di Grosseto in collaborazione con il Monte dei Paschi di Siena ha ora pubblicato il film in cassetta Vhs insieme ad una pubblicazione, anch'essa prezioso documento storico. Infatti è la ristampa di un piccolo libretto rosso, promosso dalla Federazione Minatori di Grosseto e stampato artigianalmente dalla Provincia, che è stato ritrovato nel corso della ricerca per la realizzazione del film.

Si intitola "Il massacro di Niccioleta" ed è stato scritto da Emilio Zannerini, che in queste pagine ha ricostruito con grande chiarezza e lucidità l'eccidio e i giorni che lo precedettero e lo "prepararono". Dall'arrivo dei partigiani al villaggio, alla decisione dei minatori di stabilire turni di sorveglianza per vigilare contro eventuali rappresaglie contro gli impianti della miniera da parte dei fascisti in ritirata, dall'assalto al villaggio all'alba del 13 giugno alle prime fucilazioni nel cortile del Dopolavoro, dal lungo trasferimento a Castelnuovo Val di Cecina alla estenuante attesa nella sala del cinematografo, fino alla testimonianza di un contadino che aveva assistito alla strage nascosto dietro un pagliaio.

Ma nel suo piccolo libro, Zannerini non ha voluto descrivere solo l'orrore e le sofferenze, nell'ultimo capitolo troviamo, infatti, parole di pace e di giustizia e un monito: "Lavoriamo dunque senza riposo per la pace e per la fraternità, convinti che sia possibile realizzare il regno della fraternità e della pace. A coloro che ci guardano come degli illusi, come dei sognatori, noi rispondiamo raddoppiando la nostra fatica". Perché il sacrificio degli 83 minatori di Niccioleta, figli, padri, mariti, non sia stato inutile e non rimanga solo un triste, atroce ricordo. Il Film ed il libro saranno presentati a Castell'Azzara con un'iniziativa pubblica organizzata dal Comune il 13 settembre.

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