La qualità dell’aria nella provincia di Firenze sta migliorando

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 aprile 1999 00:33
La qualità dell’aria nella provincia di Firenze sta migliorando

Si registrano decrementi di polveri inquinanti e la stazionarietà del problema ozono. I dati sono emersi nel convegno promosso stamani dalla Provincia di Firenze sul ‘Monitoraggio di inquinamento atmosferico e qualità dell’aria nella provincia di Firenze’, svoltosi nella Sala Est Ovest di Palazzo Medici Riccardi.
Sulla base di una ricerca condotta dal Settore Ambiente della Provincia di Firenze nella provincia fiorentina, la scorsa estate, in collaborazione con l’Arpat e l’ateneo pisano, l’ozono si rivela come la principale minaccia per la qualità dell’aria: la concentrazione di ozono è più intensa nel settore sud orientale della provincia e segnatamente ad Est di Firenze.

Sono mediamente da attendersi concentrazioni superiori ai livelli di attenzione nelle zone circostanti Firenze, soprattutto nelle aree ad est della zona urbana.
L’assessore provinciale all’ambiente Mario Lastrucci mette l’accento sulla possibilità che l’uso di bioindicatori ci può dare di avere informazioni, con costi accettabili, sulla qualità dell’aria su aree vaste. Questo è particolarmente importante per la conoscenza dell’inquinamento da ozono, inquinante subdolo che può interessare anche aree esterne alle città e che a differenza di quasi tutti gli altri inquinanti non mostra di tendere a diminuire".
I dati sono suffragati anche dall’Arpat che, grazie a una ricerca nell’area fiorentina, ha registrato:
- un progressivo decremento di polveri inalabili (riconducibili a traffico, veicoli diesel);
stazionarietà e leggero decremento del biossido di zolfo (grazie alla estesa metanizzazione degli impianti termici),
- decremento consistente dell’ossido di carbonio (dovuto alla riduzione delle emissioni da auto a benzina non catalizzate conseguente al controllo periodico e al rinnovo del parco circolante con veicoli catalizzati);
- decremento modesto ma progressivo di idrocarburi non metanici;
- consistente e progressivo decremento di benzene (prodotto soprattutto dai ciclomotori; la diminuzione è attribuibile al controllo delle emissioni sulle auto non catalizzate, alla sostituzione con veicoli catalizzati, alla diminuzione del tenore di benzene nei carburanti);
- modesto, ma progressivo decremento del biossido di azoto (grazie soprattutto alla catalizzazione del parco circolante di veicoli a benzina, mentre risultano inalterate le quote di ossidi azoto emessa dai veicoli diesel).
I problemi sono suscitati soprattutto dalla questione ozono: salvo l’anomalo decremento registrato nell’anno 1997, la situazione rimane critica in tutto il territorio provinciale, ma soprattutto nelle zone periferiche e collinari di Firenze (soprattutto Settignano, Firenze-Scandicci) e a Montelupo nell’empolese.

Si verificano infatti consistenti superamenti dello standard di qualità dell’aria e frequenti ricorrenze di stati di attenzione. Elevati livelli di ozono producono, peraltro, danni alle colture e al patrimonio forestale.
"E’ possibile - dicono gli esperti dell’Arpat - che siano necessarie drastiche e contestuali riduzioni di emissione di ossidi di azoto e di idrocarburi poiché la formazione di ozono è un fenomeno complesso, non lineare e fortemente dipendente da condizioni meteorologiche ed emissive di area vasta".
Pochi dati sono disponibili, infine, sull’inquinante "benzo(a)pirene", per il quale si stima che il valore standard risulti superato, almeno nell’area urbana di Firenze, in tutti i siti ad elevato traffico.

Le principali emissioni di questo inquinante sono riconducibili al traffico e particolarmente alle emissioni da veicoli diesel. Non trascurabile potrebbe essere il contributo dovuto agli impianti termici industriali e domestici non metanizzati.
Su un piano generale, Marco Pellegrini, responsabile del settore Ambiente della Provincia di Firenze, sottolinea la mancanza di una rete di rilevamento organizzata sistematicamente e pensata in funzione della piena integrazione delle tecniche strumentali e biologiche.

"Dopo una serie di esperienze portate avanti sia a scala cittadina che a scala provinciale - spiega Pellegrini - è tempo di fare un salto di qualità ed avviare una vera e propria rete di rilevamento che non sia né sporadica né scollegata dal resto delle attività di controllo ambientale portate avanti dall’amministrazione provinciale".
Dalla giornata di confronto in Provincia è emerso anche un altro orientamento: cominciare a prendere in considerazione gli effetti che l’inquinamento ha sulle colture, fornendo elementi utili per stimolare tutti i soggetti a proseguire nelle riforme strutturale (metanizzazione, introduzione delle marmitte catalitiche, bollino verde, incremento dell’uso del trasporto pubblico e riduzione del traffico privato) che sole possono portare a un incremento del trend di miglioramento della qualità dell’aria anche nelle zone più a rischio.

La qualità dell’aria nel Valdarno e nell’Empolese Valdelsa

L’Arpat ha condotto uno studio sulla qualità dell’aria nei territori dell’Empolese Valdelsa e del Valdarno, i cui dati sono stati presentati stamani nel convegno promosso dalla Provincia di Firenze sul ‘Monitoraggio di inquinamento atmosferico e qualità dell’aria nella provincia di Firenze’, svoltosi nella Sala Est Ovest di Palazzo Medici Riccardi.
La giornata di studi ha costituito il terzo momento (dopo i convegni del 1997 e del 1998) in cui la Provincia di Firenze presenta i risultati dell’attività svolta con la collaborazione dell’Arpat e della Linnae circa l’utilizzo di bioindicatori per il monitoraggio della qualità dell’aria.
L’analisi nell’Empolese Valdelsa e nel Valdarno è stata condotta tramite "licheni epifiti".
Empolese Valdelsa
Forti alterazioni delle qualità dell’aria sono emerse nei centri urbani di Empoli e di Montelupo, le maggiori aree industriali e i più importanti nodi stradali: Terrafino, Carraia, Ponte a Elsa, Molin Novo (Empoli), Pratelle e Turbone (Montelupo).
Marcate alterazioni nei comuni di Montelupo ed Empoli in corrispondenza ed intorno ai maggiori centri urbani, alle zone industriali e nei territori attraversati dalla SS 67, SS429 e superstrada Fi-Pi-Livorno (località di Cortenuova, Pontorme, Ponzano, Pozzale, Monterappoli, Marcignana, Avane e Pagnana).

Più limitate le alterazioni nei Comuni di Cerreto (zona industriale tra Pieve a Ripoli e Gavena, confine con Vinci - area Streda) e di Fucecchio (Ponte a Cappiano, centro cittadino, alcune aree collinari e zona sud di San Pierino.
Limitate le alterazioni nelle località di Cerbaiola, Tinaia e Camaioni e lievi in piccole aree collinari e boschive dei Comuni di Empoli e di Montelupo e in aree più ampie nei Comuni di Cerreto e di Fucecchio (Cerbaie, Padule, centro cittadino).
Senza apprezzabili alterazioni l’aria in limitatissime zone boschive nei Comuni di Montelupo ed Empoli e in più estese aree collinari scarsamente abitate nei Comuni di Cerreto (a Nord di Poggio Tempesti, Lazzaretto) e Fucecchio (Ferretto, Pinete, Massarella, Torre e bassopiano del Padule).
In sintesi: la qualità dell’aria risulta particolarmente compromessa lungo l’asse del fiume Arno e del fiume Elsa, soprattutto in corrispondenza dei Comuni di Empoli e Montelupo, "in pieno accordo con lo studio del territorio che evidenzia come in queste aree pianeggianti si concentrino i centri urbani più densamente popolati, le più importanti attività artigiane e industriali".

Un globale miglioramento è stato rilevato in aree collinari, agricole e boschive con pochi abitanti, nei Comuni di Fucecchio (Cerbaie e Padule) e di Cerreto Guidi. Limitate zone con lievi alterazioni oppure senza apprezzabili alterazioni della qualità dell’aria sono state rilevate nei Comuni di Empoli e Montelupo. Questi ultimi due territori "risultano più densamente popolati, caratterizzati da un’industrializzazione più pesante e da più ridotte aree a carattere naturale".
Valdarno
Forti alterazioni della qualità dell’aria nei Comuni di Pontassieve, Rignano e Incisa Valdarno.
Marcate le alterazioni al confine tra Pontassieve e il Comune di Pelago e di fronte alla zona di Selvapiana, nel centro cittadino di Rignano e lungo il percorso dell’autostrada A 1 e della SS 69 nei Comuni di Incisa e Figline Valdarno, nonché nell’area industriale di Reggello al confine con il Comune di Incisa.
Alterazioni sono state registrate fra il Comune di Pontassieve e quello di Pelago in aree quali Le Sieci, Rosano e la zona attorno al centro cittadino di Rignano.

Aree alterata anche nei Comuni di Incisa e Figline attorno al percorso dell’autostrada A1 e nelle località di Palazzuolo, Burchio, Poggiolino, Matassino e Santa Barbara (Comune di Cavriglia).
Lievi alterazioni dalla zona di Molino del Piano a parte del centro di Pontassieve e la porzione Nord del Comune di Rignano fino ai dintorni del centro cittadino. Stessa situazione a Nord di San Donato e nei Comuni di Incisa e Figline Valdarno a margine delle aree con alterazioni, e in limitate zone ad Ovest di Ponte agli Stolli e nel Comune di Cavriglia.
Senza apprezzabili alterazioni la qualità dell’aria nella zona comunale a Nord del Comune di Pontassieve e in un’estesa porzione centrale che comprende le località di Santa Brigida, Acone, Galiga, Doccia e Monterifrassine.

Un’ampia area comprende anche, nei Comuni di Rignano, Incisa e Figline Valdarno, le località di San Donato, Troghi, Loppiano, Poggio alla Croce, Celle, Ponte agli Stolli e Gaville.
In sintesi: la qualità dell’aria risulta compromessa "solo in limitate aree nelle vicinanze dei centri urbani, dei più importanti insediamenti industriali e in corrispondenza dell’autostrada. La maggior parte del territorio è caratterizzato da una qualità dell’aria con lievi alterazioni o senza apprezzabili alterazioni".

Evidente la differenza con l’area Empolese-Valdelsa, "nella quale la qualità dell’aria risultava in gran parte alterata", soprattutto nei Comuni di Empoli e Montelupo "in accordo con la maggior industrializzazione e urbanizzazione che si registrano in tali territori".
La giornata di studi costituisce il terzo momento (dopo i convegni del 1997 e del 1998) in cui la Provincia di Firenze presenta i risultati dell’attività svolta con la collaborazione dell’ARPAT e della LINNAEA circa l’utilizzo di bioindicatori per il monitoraggio della qualità dell’aria.
Sono state presentate due differenti linee di attività per l’utilizzo delle tecniche di biomonitoraggio: la prima tramite i licheni epifiti, in grado di dare a costi bassi una indicazione generale sulla qualità dell’aria in zone in cui non vengono svolte altre forme di monitoraggio, la seconda tramite l’utilizzo di piante sensibili di tabacco per il biomonitoraggio dell’ozono.
E’ importante sottolineare come vengano mostrate anche le correlazioni con i dati raccolti dalle stazioni chimiche.

I risultati trovati confermano come i dati che vengono raccolti tramite biomonitoraggio siano confrontabili con i dati raccolti dalla rete chimica.
Il convegno rappresenta un punto di svolta: l’attendibilità delle metodiche di biomonitoraggio è orami tale che per il futuro si cercherà di avere un sistema integrato chimico fisico e biologico per il monitoraggio della qualità dell’aria, che fornirà in ogni caso risposte adeguate ai problemi presenti nelle varie parti del territorio provinciale.
Se a Firenze e nei Comuni limitrofi risulterà sempre fondamentale e prevalente l’informazione fornita dalla rete chimica di rilevamento, che continuerà ad essere migliorata e messa in grado di monitorare gli inquinanti più significativi, e se in queste aree a rischio sarà sempre più rilevante il valore aggiunto fornito dalle tecniche modellistiche e previsionali, in altre aree sarà sufficiente il grado di conoscenza fornito da indagini di biomonitorggio o dall’inventario delle emissioni in atmosfera che la Provincia sta aggiornando in questi mesi.
Tutto questo in accordo con le indicazioni della Unione Europea e cercando di ottimizzare il rapporto costi/benefici, utilizzando la più costosa tecnologia delle stazioni chimiche solo dove ve ne sono motivi (area metropolitana, principali aree industriali).
Con i risultati che vengono forniti dell’utilizzo di piante di tabacco sensibili per il biomonitoraggio dei livelli di ozono già oggi è possibile fra l’altro avere una indicazione attendibile di quanto sia estesa l’area in cui è possibile che si verifichino episodi acuti di inquinamento atmosferico relativamente all’ozono e dare quindi indicazioni ai Sindaci perché possano avvisare la popolazione sui corretti comportamenti.
Siamo ora in condizione anche di cominciare a prendere in considerazione gli effetti che l’inquinamento ha sulle colture, evidenziando quindi in qualche maniera i costi dell’inquinamento e fornendo elementi utili per stimolare tutti i soggetti a proseguire nelle riforme strutturale (metanizzazione, introduzione delle marmitte catalitiche, bollino verde, incremento dell’uso del trasporto pubblico e riduzione del traffico privato) che sole possono portare ad un incremento nel trend di miglioramento della qualità dell’aria anche nelle zone più a rischio.

In evidenza