Si registrano decrementi di polveri inquinanti e la stazionarietà del
problema ozono. I dati sono emersi nel convegno promosso stamani dalla Provincia di Firenze sul
‘Monitoraggio di inquinamento atmosferico e
qualità dell’aria nella provincia di Firenze’, svoltosi nella Sala Est Ovest di Palazzo Medici Riccardi.
Sulla base di una ricerca condotta dal Settore Ambiente della Provincia di Firenze nella provincia fiorentina, la
scorsa estate, in collaborazione con
l’Arpat e l’ateneo pisano, l’ozono si rivela come la principale minaccia per la qualità dell’aria: la concentrazione
di ozono è più intensa nel settore sud
orientale della provincia e segnatamente ad Est di Firenze.
Sono mediamente da attendersi concentrazioni
superiori ai livelli di attenzione nelle zone
circostanti Firenze, soprattutto nelle aree ad est della zona urbana.
L’assessore provinciale all’ambiente Mario Lastrucci mette l’accento sulla possibilità che l’uso di bioindicatori
ci può dare di avere informazioni, con
costi accettabili, sulla qualità dell’aria su aree vaste. Questo è particolarmente importante per la conoscenza
dell’inquinamento da ozono, inquinante
subdolo che può interessare anche aree esterne alle città e che a differenza di quasi tutti gli altri inquinanti non
mostra di tendere a diminuire".
I dati sono suffragati anche dall’Arpat che, grazie a una ricerca nell’area fiorentina, ha registrato:
- un progressivo decremento di polveri inalabili (riconducibili a traffico, veicoli diesel);
stazionarietà e leggero decremento del biossido di zolfo (grazie alla estesa metanizzazione degli impianti
termici),
- decremento consistente dell’ossido di carbonio (dovuto alla riduzione delle emissioni da auto a benzina non
catalizzate conseguente al controllo
periodico e al rinnovo del parco circolante con veicoli catalizzati);
- decremento modesto ma progressivo di idrocarburi non metanici;
- consistente e progressivo decremento di benzene (prodotto soprattutto dai ciclomotori; la diminuzione è
attribuibile al controllo delle emissioni
sulle auto non catalizzate, alla sostituzione con veicoli catalizzati, alla diminuzione del tenore di benzene nei
carburanti);
- modesto, ma progressivo decremento del biossido di azoto (grazie soprattutto alla catalizzazione del parco
circolante di veicoli a benzina, mentre
risultano inalterate le quote di ossidi azoto emessa dai veicoli diesel).
I problemi sono suscitati soprattutto dalla questione ozono: salvo l’anomalo decremento registrato nell’anno
1997, la situazione rimane critica in
tutto il territorio provinciale, ma soprattutto nelle zone periferiche e collinari di Firenze (soprattutto Settignano,
Firenze-Scandicci) e a Montelupo
nell’empolese.
Si verificano infatti consistenti superamenti dello standard di qualità dell’aria e frequenti
ricorrenze di stati di attenzione. Elevati
livelli di ozono producono, peraltro, danni alle colture e al patrimonio forestale.
"E’ possibile - dicono gli esperti dell’Arpat - che siano necessarie drastiche e contestuali riduzioni di emissione
di ossidi di azoto e di idrocarburi
poiché la formazione di ozono è un fenomeno complesso, non lineare e fortemente dipendente da condizioni
meteorologiche ed emissive di area
vasta".
Pochi dati sono disponibili, infine, sull’inquinante "benzo(a)pirene", per il quale si stima che il valore standard
risulti superato, almeno nell’area
urbana di Firenze, in tutti i siti ad elevato traffico.
Le principali emissioni di questo inquinante sono riconducibili
al traffico e particolarmente alle
emissioni da veicoli diesel. Non trascurabile potrebbe essere il contributo dovuto agli impianti termici industriali
e domestici non metanizzati.
Su un piano generale, Marco Pellegrini, responsabile del settore Ambiente della Provincia di Firenze, sottolinea
la mancanza di una rete di
rilevamento organizzata sistematicamente e pensata in funzione della piena integrazione delle tecniche
strumentali e biologiche.
"Dopo una serie di
esperienze portate avanti sia a scala cittadina che a scala provinciale - spiega Pellegrini - è tempo di fare un
salto di qualità ed avviare una vera e
propria rete di rilevamento che non sia né sporadica né scollegata dal resto delle attività di controllo ambientale
portate avanti dall’amministrazione
provinciale".
Dalla giornata di confronto in Provincia è emerso anche un altro orientamento: cominciare a prendere in
considerazione gli effetti che l’inquinamento
ha sulle colture, fornendo elementi utili per stimolare tutti i soggetti a proseguire nelle riforme strutturale
(metanizzazione, introduzione delle
marmitte catalitiche, bollino verde, incremento dell’uso del trasporto pubblico e riduzione del traffico privato)
che sole possono portare a un
incremento del trend di miglioramento della qualità dell’aria anche nelle zone più a rischio.
La qualità dell’aria nel Valdarno e nell’Empolese Valdelsa
L’Arpat ha condotto uno studio sulla qualità dell’aria nei territori dell’Empolese Valdelsa e del Valdarno, i cui
dati sono stati presentati stamani nel
convegno promosso dalla Provincia di Firenze sul ‘Monitoraggio di inquinamento atmosferico e qualità dell’aria
nella provincia di Firenze’, svoltosi
nella Sala Est Ovest di Palazzo Medici Riccardi.
La giornata di studi ha costituito il terzo momento (dopo i convegni del 1997 e del 1998) in cui la Provincia di
Firenze presenta i risultati
dell’attività svolta con la collaborazione dell’Arpat e della Linnae circa l’utilizzo di bioindicatori per il
monitoraggio della qualità dell’aria.
L’analisi nell’Empolese Valdelsa e nel Valdarno è stata condotta tramite "licheni epifiti".
Empolese Valdelsa
Forti alterazioni delle qualità dell’aria sono emerse nei centri urbani di Empoli e di Montelupo, le maggiori aree
industriali e i più importanti nodi
stradali: Terrafino, Carraia, Ponte a Elsa, Molin Novo (Empoli), Pratelle e Turbone (Montelupo).
Marcate alterazioni nei comuni di Montelupo ed Empoli in corrispondenza ed intorno ai maggiori centri urbani,
alle zone industriali e nei territori
attraversati dalla SS 67, SS429 e superstrada Fi-Pi-Livorno (località di Cortenuova, Pontorme, Ponzano,
Pozzale, Monterappoli, Marcignana, Avane
e Pagnana).
Più limitate le alterazioni nei Comuni di Cerreto (zona industriale tra Pieve a Ripoli e Gavena,
confine con Vinci - area Streda) e di
Fucecchio (Ponte a Cappiano, centro cittadino, alcune aree collinari e zona sud di San Pierino.
Limitate le alterazioni nelle località di Cerbaiola, Tinaia e Camaioni e lievi in piccole aree collinari e boschive
dei Comuni di Empoli e di
Montelupo e in aree più ampie nei Comuni di Cerreto e di Fucecchio (Cerbaie, Padule, centro
cittadino).
Senza apprezzabili alterazioni l’aria in limitatissime zone boschive nei Comuni di Montelupo ed Empoli e in più
estese aree collinari scarsamente
abitate nei Comuni di Cerreto (a Nord di Poggio Tempesti, Lazzaretto) e Fucecchio (Ferretto, Pinete,
Massarella, Torre e bassopiano del Padule).
In sintesi: la qualità dell’aria risulta particolarmente compromessa lungo l’asse del fiume Arno e del fiume Elsa,
soprattutto in corrispondenza dei
Comuni di Empoli e Montelupo, "in pieno accordo con lo studio del territorio che evidenzia come in queste
aree pianeggianti si concentrino i centri
urbani più densamente popolati, le più importanti attività artigiane e industriali".
Un globale miglioramento è
stato rilevato in aree collinari,
agricole e boschive con pochi abitanti, nei Comuni di Fucecchio (Cerbaie e Padule) e di Cerreto Guidi.
Limitate zone con lievi alterazioni oppure
senza apprezzabili alterazioni della qualità dell’aria sono state rilevate nei Comuni di Empoli e Montelupo.
Questi ultimi due territori "risultano
più densamente popolati, caratterizzati da un’industrializzazione più pesante e da più ridotte aree a carattere
naturale".
Valdarno
Forti alterazioni della qualità dell’aria nei Comuni di Pontassieve, Rignano e Incisa Valdarno.
Marcate le alterazioni al confine tra Pontassieve e il Comune di Pelago e di fronte alla zona di Selvapiana, nel
centro cittadino di Rignano e lungo il
percorso dell’autostrada A 1 e della SS 69 nei Comuni di Incisa e Figline Valdarno, nonché nell’area
industriale di Reggello al confine con il
Comune di Incisa.
Alterazioni sono state registrate fra il Comune di Pontassieve e quello di Pelago in aree quali Le Sieci, Rosano
e la zona attorno al centro cittadino
di Rignano.
Aree alterata anche nei Comuni di Incisa e Figline attorno al percorso dell’autostrada A1 e nelle
località di Palazzuolo, Burchio,
Poggiolino, Matassino e Santa Barbara (Comune di Cavriglia).
Lievi alterazioni dalla zona di Molino del Piano a parte del centro di Pontassieve e la porzione Nord del
Comune di Rignano fino ai dintorni del
centro cittadino. Stessa situazione a Nord di San Donato e nei Comuni di Incisa e Figline Valdarno a margine
delle aree con alterazioni, e in limitate
zone ad Ovest di Ponte agli Stolli e nel Comune di Cavriglia.
Senza apprezzabili alterazioni la qualità dell’aria nella zona comunale a Nord del Comune di Pontassieve e in
un’estesa porzione centrale che
comprende le località di Santa Brigida, Acone, Galiga, Doccia e Monterifrassine.
Un’ampia area comprende
anche, nei Comuni di Rignano, Incisa e
Figline Valdarno, le località di San Donato, Troghi, Loppiano, Poggio alla Croce, Celle, Ponte agli Stolli e
Gaville.
In sintesi: la qualità dell’aria risulta compromessa "solo in limitate aree nelle vicinanze dei centri urbani, dei più
importanti insediamenti
industriali e in corrispondenza dell’autostrada. La maggior parte del territorio è caratterizzato da una qualità
dell’aria con lievi alterazioni o
senza apprezzabili alterazioni".
Evidente la differenza con l’area Empolese-Valdelsa, "nella quale la qualità
dell’aria risultava in gran parte
alterata", soprattutto nei Comuni di Empoli e Montelupo "in accordo con la maggior industrializzazione e
urbanizzazione che si registrano in tali
territori".
La giornata di studi costituisce il terzo momento (dopo i convegni del 1997 e del 1998) in cui la Provincia di
Firenze presenta i risultati dell’attività
svolta con la collaborazione dell’ARPAT e della LINNAEA circa l’utilizzo di bioindicatori per il monitoraggio
della qualità dell’aria.
Sono state presentate due differenti linee di attività per l’utilizzo delle tecniche di biomonitoraggio: la prima
tramite i licheni epifiti, in grado di dare
a costi bassi una indicazione generale sulla qualità dell’aria in zone in cui non vengono svolte altre forme di
monitoraggio, la seconda tramite
l’utilizzo di piante sensibili di tabacco per il biomonitoraggio dell’ozono.
E’ importante sottolineare come vengano mostrate anche le correlazioni con i dati raccolti dalle stazioni
chimiche.
I risultati trovati confermano
come i dati che vengono raccolti tramite biomonitoraggio siano confrontabili con i dati raccolti dalla rete
chimica.
Il convegno rappresenta un punto di svolta: l’attendibilità delle metodiche di biomonitoraggio è orami tale che
per il futuro si cercherà di avere un
sistema integrato chimico fisico e biologico per il monitoraggio della qualità dell’aria, che fornirà in ogni caso
risposte adeguate ai problemi presenti
nelle varie parti del territorio provinciale.
Se a Firenze e nei Comuni limitrofi risulterà sempre fondamentale e prevalente l’informazione fornita dalla rete
chimica di rilevamento, che
continuerà ad essere migliorata e messa in grado di monitorare gli inquinanti più significativi, e se in queste aree
a rischio sarà sempre più rilevante
il valore aggiunto fornito dalle tecniche modellistiche e previsionali, in altre aree sarà sufficiente il grado di
conoscenza fornito da indagini di
biomonitorggio o dall’inventario delle emissioni in atmosfera che la Provincia sta aggiornando in questi
mesi.
Tutto questo in accordo con le indicazioni della Unione Europea e cercando di ottimizzare il rapporto
costi/benefici, utilizzando la più costosa
tecnologia delle stazioni chimiche solo dove ve ne sono motivi (area metropolitana, principali aree
industriali).
Con i risultati che vengono forniti dell’utilizzo di piante di tabacco sensibili per il biomonitoraggio dei livelli di
ozono già oggi è possibile fra
l’altro avere una indicazione attendibile di quanto sia estesa l’area in cui è possibile che si verifichino episodi
acuti di inquinamento atmosferico
relativamente all’ozono e dare quindi indicazioni ai Sindaci perché possano avvisare la popolazione sui corretti
comportamenti.
Siamo ora in condizione anche di cominciare a prendere in considerazione gli effetti che l’inquinamento ha sulle
colture, evidenziando quindi in
qualche maniera i costi dell’inquinamento e fornendo elementi utili per stimolare tutti i soggetti a proseguire nelle
riforme strutturale
(metanizzazione, introduzione delle marmitte catalitiche, bollino verde, incremento dell’uso del trasporto
pubblico e riduzione del traffico privato)
che sole possono portare ad un incremento nel trend di miglioramento della qualità dell’aria anche nelle zone
più a rischio.