Assegni a vuoto all'Università

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
22 febbraio 1999 10:44
Assegni a vuoto all'Università

Tempi duri per l'Università fiorentina. Il bilancio 1999 impone tagli del 23% al budget dei Dipartimenti rispetto alle disponibilità dello scorso anno, che certo non si poteva definire la stagione delle vacche grasse. Una simile cura dimagrante getterebbe nello scompiglio qualunque impresa, a maggior ragione le Facoltà. I responsabili dei Dipartimenti stanno correndo ai ripari con i provvedimenti più svariati. C'è chi ad esempio ha ridotto i turni delle pulizie, pur cui le aule e gli uffici, che venivano spazzati ogni due giorni, quest'anno saranno puliti soltanto una volta la settimana.
Ma il risparmio maggiore sarà ottenuto col provvedimento ministeriale di riforma delle borse di studio post-dottorato, quelle che consentivano a coloro che avevano conseguito il secondo grado di laurea di sopravvivere in attesa dei sempre più rari concorsi di accesso alla carriera accademica (come ricercatori, docenti a contratto, ecc.).

Le borse saranno sostituite dai così detti "assegni di ricerca", conferiti a specifici progetti di ricerca portati avanti da laureati, non necessariamente dottori di ricerca. La riforma ministeriale prevede che nelle selezione delle candidature siano privilegiati quei progetti che oltre ad avere un valore scientifico abbiano reperito anche contributi finanziari da sponsor esterni. In pratica se il progetto ha un piano di ricerca pluriennale e un piano finanziario, con cui sono stati reperiti fondi privati sia pure per il solo primo anno, questo progetto potrebbe ottenere l'approvazione dell'Università per tutta la sua durata.

Come dire: se il privato offre il 50% il primo anno, il pubblico spenderà il 100% negli anni seguenti. Per fare un esempio si può considerare a finanziamento esterno un progetto triennale di 30 milioni finanziato il primo anno con 5 milioni dei privati.
Il meccanismo di incentivo rischia generare una forma di privilegio nei confronti di coloro che si trovino a gestire relazioni amichevoli con ambienti imprenditoriali e finanziari, un effetto moltiplicatore a vantaggio delle facoltà e dei dipartimenti con maggior rapporto con il mondo economico (Chimica, o Farmacia per fare solo un esempio) e a scapito della ricerca più astratta (Matematica, o Filosofia).

E di introdurre un principio di utilità nel mondo della scienza, che ci è stato invece insegnato dovrebbe essere libero di operare per la crescita della cultura.
Certo un taglio di bilancio di un quarto non lascia molti margini alla fantasia. E' forse proprio per questo che, anziché amputare la ricerca (specie quella dei precari) si potrebbe cominciare a ridiscutere i grandi progetti di trasferimento delle Facoltà in altre sedi, o persino le voci di spesa marginali, come quella Univercity costata centinaia di milioni, cioè diverse borse di studio.

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